18 agosto 2017

Così fan tutte (29) - "Fra gli amplessi in pochi istanti"

Scritto da Christian

Nonostante i consigli di Dorabella, che si sono aggiunti a quelli di Despina, la tormentata Fiordiligi rimane ancora intenzionata a mostrarsi fedele al suo antico fidanzato Guglielmo e a sopprimere i sentimenti che sente nascere per il nuovo e misterioso corteggiatore, costi quel che costi ("Ma no! Si mora, e non si ceda!"). Rimasta sola, per sfuggire a ogni possibile tentazione pianifica un progetto decisamente audace: vestirsi da uomo, con una delle uniformi militari di Guglielmo e Ferrando che sono rimaste in casa, e raggiungere il suo amato al campo di battaglia! Per di più, spera che anche la sorella aderisca a questo piano ("Al campo, al campo! / Altra strada non resta per serbarci innocenti"). Qui il libretto di Da Ponte raggiunge vette di sottigliezza inarrivabili: Fiordiligi commenta infatti che l'abito più adatto a lei è quello di Ferrando, mentre Dorabella potrà indossare quello di Guglielmo. Lo scambio di coppie pare davvero voluto dal destino! Il tema del travestimento (un classico luogo comune dell'opera buffa, che evoca ovviamente il "teatro nel teatro", e che in "Così fan tutte" è davvero ubiquo, come ci ricordano anche le mascherate degli stessi Guglielmo, Ferrando nonché quelle di Despina) viene così sfruttato per suggerire nuovi e possibili sviluppi, il tutto senza parlare dei sottotesti legati al gioco e all'attrazione sessuale: è un "sublime atto di chissà quanto inconsapevole feticismo, [con cui Fiordiligi] si impossessa del corpo del nuovo amante attraverso l'abito, un ulteriore e simbolico scambio".

Mentre ha appena cominciato a intonare quella che sembra in tutto e per tutto un'aria "a solo", la voce di Ferrando – giunto alle sue spalle senza farsi notare – la interrompe, dando vita a un meraviglioso duetto dalla struttura lunga e complessa, nel corso del quale anche gli ultimi sforzi di Fiordiligi di resistere al nuovo amore finiscono con l'esaurirsi. Il suo cedimento, a differenza di quello della sorella, è ammantato di toni da eroina tragica ("Crudel, hai vinto; fa' di me quel che ti par"). A osservare tutta la scena, di nascosto, ci sono anche Guglielmo e Don Alfonso: il primo, inizialmente tutto fiero di udire gli arditi propositi della sua dama ("Bravissima, la mia casta Artemisia; la sentite?", commenta agli amici, facendo riferimento all'antica regina greca Artemisia II, citata anche nell'Orlando Furioso come esempio di fedeltà al marito, per il quale fece costruire il leggendario Mausoleo). Ma dovrà ricredersi quando assisterà all'abbraccio dei due amanti, al punto che Don Alfonso dovrà quasi trattenerlo per impedirgli di uscire dal nascondiglio.

Una volta travestita, [Fiordiligi] si volta, si guarda nello specchio, si trova bella e lancia il duetto – "Tra gli amplessi in pochi istanti" – una complessa struttura musicale in cinque movimenti in rapida successione, che sembra però iniziare come un'aria. Non fosse che nel frattempo Ferrando silenzioso le si avvicina da dietro – mentre Guglielmo sempre più furioso e amareggiato contempla il tutto in quinta – e l'interrompe trasformando la situazione in duetto e privandola di una possibile seconda quartina che avrebbe concluso l'aria – straordinario come qui il teatro dissolva vecchie forme musicali per crearne di nuove – poi, grido di stupore di Fiordiligi – "Cosa veggio! Son tradita" – e su un frammento melodico ingiunge a Ferrando: "Deh, Partite!". Ferrando le ruba quel frammento di bocca e lo sviluppa in un arioso agitato in cui le chiede di ucciderlo con la spada. Il gesto melodico di ripulsa le si ritorce contro, è lei che ha fornito a Ferrando il pretesto per rovesciare la situazione prendendo lui l'iniziativa. Segue una seconda sezione dell'Allegro in cui Fiordiligi tenta di chiudere la bocca a Ferrando con un "Taci, ahimè!", il tempo sembra rallentare col passar da semicrome a crome (violini); attraverso una serie di microepisodi si giunge al duetto vero e proprio in cui le due voci si allacciano. "Ah, non son, non son più forte ...", implora lei sospirosa, e il cedimento definitivo avverrà su una straziante cadenza dell'oboe: "Fa' di me quel che ti par". Come distinguere in questo duetto l'elemento teatrale da quello musicale? Si noti che non è un tradizionale duetto d'amore puramente contemplativo, ma un duetto d'azione, azione che si svolge nel presente immediato teatrale. Ferma decisione, scambio d'iniziativa tra i due personaggi, abbandono d'ogni resistenza e cedimento tutto avviene lì in quel momento, espresso da pure forme musicali, ciascuna delle quali appare trasfigurazione di un gesto fisico del corpo, di un moto interiore dell'anima. Il momento contemplativo si ha nell'Andante finale, dove le due voci si rincorrono a fiorire all'infinito la parola "sospirar". Pur nel complesso travestimento, da albanese-turchesco lui, da soldato lei, mai si è vista coppia più nuda, l'una di fronte all'altro nella loro fragile, creaturale verità.
(Luca Fontana)
Se il precedente duetto "Il core vi dono" aveva segnato l'amore fra Dorabella e Guglielmo, questo fa dunque lo stesso – in maniera molto più intensa e sofferta, certo – per Fiordiligi e Ferrando. Ora finalmente le due coppie, smontate, mescolate e rimontate, hanno raggiunto un nuovo equilibrio: e se non si trattasse solo di un inganno, saremmo pronti per il lieto fine. In questo duetto, in particolare, le emozioni sono così forti e in rapida evoluzione che l'avvicinarsi del momento della verità, quello in cui la finzione sarà rivelata, ci pare davvero crudele nei confronti di Fiordiligi. Senza dubbio questo Mozart lo percepiva, e con la sua musica fa davvero di tutto per rimandare l'amara rivelazione al più tardi possibile.
Sembra esserci una leggera, ma non per questo meno ben definita divergenza di intenti fra il testo di Da Ponte e la musica di Mozart. Il compositore, che, diversamente da Da Ponte, non era precisamente un cinico, si immedesima, più di quanto il testo non giustifichi, nelle sorti delle dame quando i ruoli sono rovesciati. Questo è dovuto in parte al fatto che Mozart ha sempre dimostrato una speciale attenzione per i problemi, le aspirazioni e le motivazioni delle donne, e in parte al fatto che si è spinto molto in là nel convincere il pubblico del nuovo stato delle cose, finendo forse col convincere se stesso della verità della falsa situazione. Pertanto ritengo che la particolare intensità di «Così fan tutte» stia nel fatto che la necessità del perdono è presente non solo alla fine dell'opera, ma in tutte le scene di inganno, in cui il pubblico sa – benché le protagoniste non sappiano ancora – che le loro azioni richiedono più perdono di quanto forse sia stato mai richiesto da qualsiasi altra azione in un'opera di Mozart. Le emozioni che l'opera genera sono quindi doppiamente intense e il cinismo del libretto è in parte mitigato.
(H.C. Robbins Landon)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

(Fiordiligi sola, poi Guglielmo, Ferrando e Don Alfonso, che stanno in un'altra camera, che si vede per la porta della prima, poi Despina.)

FIORDILIGI
Come tutto congiura
A sedurre il mio cor! Ma no! Si mora,
E non si ceda! Errai quando alla suora
Io mi scopersi ed alla serva mia;
Esse a lui diran tutto, ed ei più audace
Fia di tutto capace; agli occhi miei
Mai più non comparisca! A tutti i servi
Minaccerò il congedo
Se lo lascian passar; veder nol voglio,
Quel seduttor.

GUGLIELMO
Bravissima,
La mia casta Artemisia; la sentite?

FIORDILIGI
Ma potria Dorabella
Senza saputa mia... piano, un pensiero
Per la mente mi passa; in casa mia
Restar molte uniformi
Di Guglielmo e Ferrando: ardir!
Despina! Despina!

DESPINA
(entrando)
Cosa c'è?

FIORDILIGI
Tieni un po' questa chiave e senza replica,
Senza replica alcuna,
Prendi nel guardaroba, e qui mi porta
Due spade, due cappelli e due vestiti
De' nostri sposi.

DESPINA
E che volete fare?

FIORDILIGI
Vanne, non replicare.

DESPINA
(da sè)
Comanda in abregè donna Arroganza.
(parte)

FIORDILIGI
Non c'è altro; ho speranza
Che Dorabella stessa
Seguirà il bell'esempio;
Al campo, al campo!
Altra strada non resta
Per serbarci innocenti.

DON ALFONSO
(da sè)
Ho capito abbastanza.
(a Despina, che ritorna)
Vanne pur, non temer.

DESPINA
Eccomi.

FIORDILIGI
Vanne
Sei cavalli di posta
Voli un servo a ordinar; di' a Dorabella
Che parlarle vorrei.

DESPINA
Sarà servita.
(da sè)
Questa donna mi par di senno uscita.
(parte)

FIORDILIGI
L'abito di Ferrando
Sarà buono per me; può Dorabella
Prender quel di Guglielmo. In questi arnesi
Raggiungerem gli sposi nostri.
Al loro fianco pugnar potremo
E morir, se fa d'uopo.
(si cava quello che tiene in testa)
Ite in malora
Ornamenti fatali, io vi detesto.

GUGLIELMO
(da sè)
Si può dar un amor simile a questo?

FIORDILIGI
Di tornar non sperate alla mia fronte
Pria ch'io qui torni col mio ben;
In vostro loco porrò questo cappello.
Oh, come ei mi trasforma le sembianze e il viso!
Come appena io medesma or mi ravviso!

Clicca qui per il testo di "Fra gli amplessi in pochi istanti".

FIORDILIGI
Fra gli amplessi in pochi istanti
Giungerò del fido sposo;
Sconosciuta a lui davanti
In quest'abito verrò.
Oh, che gioia il suo bel core
Proverà nel ravvisarmi!

FERRANDO
(entra, mentre Guglielmo e Don Alfonso restano nell'altra camera)
Ed intanto di dolore
Meschinello io mi morrò.

FIORDILIGI
Cosa veggio? Son tradita!
Deh, partite!

FERRANDO
Ah no, mia vita!
Con quel ferro di tua mano
Questo cor tu ferirai,
E se forza, oh Dio, non hai,
Io la man ti reggerò.
(prende la spada dal tavolino, la sfodera)

FIORDILIGI
Taci, ahimè! Son abbastanza
Tormentata ed infelice!
Ah, che omai la mia costanza
A quei sguardi, a quel che dice,
Incomincia a vacillar!

FERRANDO
Ah, che omai la sua costanza
A quei sguardi, a quel che dice,
Incomincia a vacillar.

FIORDILIGI
Sorgi, sorgi!

FERRANDO
Invan lo credi.

FIORDILIGI
Per pietà, da me che chiedi?

FERRANDO
Il tuo cor o la mia morte.

FIORDILIGI
Ah, non son, non son più forte!

FERRANDO
(le prende la mano e gliela bacia)
Cedi, cara!

FIORDILIGI
Dei, consiglio!

FERRANDO
(tenerissimamente)
Volgi a me pietoso il ciglio:
In me sol trovar tu puoi
Sposo, amante e più, se vuoi;
Idol mio, più non tardar.

FIORDILIGI
(tremando)
Giusto ciel! Crudel, hai vinto;
Fa' di me quel che ti par.
(Don Alfonso trattiene Guglielmo che vorrebbe uscire.)

FERRANDO E FIORDILIGI
Abbracciamci, o caro bene,
E un conforto a tante pene
Sia languir di dolce affetto,
Di diletto sospirar!
(partono)




Daniela Dessì (Fiordiligi), Josef Kundlak (Ferrando)
dir: Riccardo Muti (1989)


Miah Persson (Fiordiligi), Topi Lehtipuu (Ferrando)
dir: Iván Fischer (2006)


Gundula Janowitz (Fiordiligi), Luigi Alva (Ferrando)
dir: Karl Böhm (1970)


Margaret Marshall, Francisco Araiza


Edita Gruberova, Luis Lima


Soile Isokoski, Rainer Trost

Maria Bengtsson, Rolando Villazón