12 agosto 2017

Così fan tutte (27) - "Tradito, schernito"

Scritto da Christian

Rimasto solo, Ferrando – ancora scosso dalla scoperta dell'infedeltà della sua Dorabella – cerca di mettere ordine nelle sue emozioni ("In qual fiero contrasto, in qual disordine di pensieri e di affetti io mi ritrovo!"). Da un lato è furioso per il tradimento subito (anche se rispetto allo scatto d'ira che aveva esibito nella scena precedente, sembra aver ritrovato un po' di compostezza: non parla più di "trarle il cor dal scellerato petto", ma semplicemente di volerla dimenticare: "saprò dal seno cancellar quell'iniqua"). Dall'altro, però, sente di amare ancora la sua donna ("Io sento che ancora / quest'alma l'adora"). La situazione non può non ricordarci Donna Elvira, che nell'aria "Mi tradì quell'alma ingrata" del "Don Giovanni" esprimeva concetti del tutto simili. L'aria di Ferrando è parimenti intensa e drammatica.

Ma la maestria di Mozart si rivela in particolare nelle due arie di Ferrando nelle quali ancora una volta si chiarisce uno degli aspetti del complesso rapporto che il musicista instaura con il proprio linguaggio. Nella sua prima aria («Ah, lo veggio, quell'anima bella»), Ferrando recita la sua suprema scena di seduzione dinanzi alla recalcitrante Fiordiligi fingendo una passione che non ha (o che comunque non dovrebbe avere). Qui il riferimento all'opera seria, cioè a un contesto in qualche misura abnorme e, appunto, fittizio all'interno della "burletta", connota la doppia finzione della situazione scenica. Nella seconda («Tradito, schernito») il rapporto della musica con il personaggio è immediato. Ferrando sente sulla propria pelle il bruciare del tradimento di Dorabella; ma proprio per questo i moduli linguistici si mantengono entro un orizzonte stilistico medio (rettoricamente parlando: "comico"), che è quello proprio di «Così fan tutte» (con l'eccezione, se si vuole, del ruolo «brillante caricato» di Despina). I residui stilemi «seri» (rettoricamente: "tragici") di quest'aria saranno da intendere allora come un amabile sorriso di Mozart alle spalle del proprio personaggio, irrimediabilmente coinvolto in quella inestricabile commedia della finzione e dell'inganno nella quale si risolveva tanta parte della vita di relazione nella società cortigiana settecentesca. Non sarà inopportuno ricordare – dato che in genere non vi si fa caso – che «Così fan tutte» fu rappresentata nel Teatro di Corte di Vienna il 20 febbraio 1790, grosso modo sette mesi dopo la presa della Bastiglia.
(Francesco Degrada)
Durante l'accorato lamento di Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso sono rientrati sulla scena, osservandolo da lontano. Ora intervengono, con il filosofo che addirittura lo loda per il fatto di amare ancora Dorabella ("Bravo, questa è costanza"). L'amico Guglielmo, forse anche per sdrammatizzare la situazione (ma anche per innegabile sbruffoneria), non resiste invece alla tentazione di sottolineare come la sua Fiordiligi si sia dimostrata ben più fedele. Ma le sue parole ("Bisogna far delle differenze in ogni cosa...") gli si ritorceranno presto contro! Nel frattempo Don Alfonso gli spiega che la giornata non è ancora finita, e che dunque c'è tempo per un altro tentativo: non bisogna vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso (o meglio, con un altro dei suoi detti proverbiali, "folle è quel cervello / che sulla frasca ancor vende l'uccello").


Clicca qui per il testo di "In qual fiero contrasto... Tradito, schernito".

FERRANDO
In qual fiero contrasto,
In qual disordine
Di pensieri e di affetti io mi ritrovo!
Tanto insolito e novo è il caso mio,
Che non altri, non io
Basto per consigliarmi...
Alfonso, Alfonso,
Quanto rider vorrai della mia stupidezza!
Ma mi vendicherò! Saprò dal seno cancellar quell'iniqua...
Cancellarla?
Troppo, oh Dio, questo cor per lei mi parla.

Tradito, schernito
Dal perfido cor,
Io sento che ancora
Quest'alma l'adora,
Io sento per essa
Le voci d'amor.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Bravo, questa è costanza").

DON ALFONSO
Bravo, questa è costanza.

FERRANDO
Andate, o barbaro;
Per voi misero sono.

DON ALFONSO
Via, se sarete buono
Vi tornerò l'antica calma.
Udite:
(mostrando Guglielmo)
Fiordiligi a Guglielmo
Si conserva fedel,
E Dorabella infedel a voi fu.

FERRANDO
Per mia vergogna.

GUGLIELMO
Caro amico, bisogna
Far delle differenze in ogni cosa;
Ti pare che una sposa
Mancar posse a un Guglielmo?
Un picciol calcolo,
Non parlo per lodarmi,
Se facciamo tra noi...
Te vedi, amico,
Che un poco più di merto...

DON ALFONSO
Eh, anch'io lo dico.

GUGLIELMO
Intanto mi darete
Cinquanta zecchinetti.

DON ALFONSO
Volentieri;
Pria però di pagar, vo' che facciamo
Qualche altra esperienza.

GUGLIELMO
Come?

DON ALFONSO
Abbiate pazienza, infin domani
Siete entrambi miei schiavi;
A me voi deste parola da soldati,
Di far quel ch'io dirò. Venite, io spero
Mostrargli ben, che folle è quel cervello
Che sulla frasca ancor vende l'uccello.




Josef Kundlak (Ferrando)
dir: Riccardo Muti (1989)


Rolando Villazón (Ferrando)
dir: Daniel Barenboim (2014)


Nicolai Gedda

Alfredo Kraus