9 agosto 2017

Così fan tutte (26) - "Donne mie, la fate a tanti"

Scritto da Christian

Terminato l'appuntamento incrociato, i due soldati si ritrovano in scena per fare il punto della situazione. Con un riferimento al gioco della tombola, nato proprio a Napoli ("Amico, abbiamo vinto!" – "Un ambo o un terno?" – "Una cinquina!"), Ferrando comunica a Guglielmo che la sua Fiordiligi "è la modestia in carne" e ha resistito strenuamente a ogni tentativo di seduzione (naturalmente Ferrando ignora i dilemmi interiori della ragazza!). Guglielmo se ne rallegra, ma quando l'amico gli chiede come si è comportata la sua Dorabella, l'atmosfera cambia subito. Dapprima con qualche giro di parole ("Eppur un dubbio, parlandoti a quattr'occhi, non saria mal, se tu l'avessi", "È sempre bene il sospettare un poco in questo mondo"), e poi mostrandogli apertamente il suo ritratto che lei gli ha lasciato, Guglielmo comunica al compagno l'amara verità: Dorabella ha ceduto alle sue lusinghe.

Per Ferrando è uno shock. Messo all'improvviso di fronte alla verità, per la prima volta sembra scendere (o meglio, cadere giù alquanto rovinosamente) da quel piedistallo di amore idealizzato su cui si era fieramente mantenuto fino ad ora, al punto da "dare fogo alla sua rabbia con gesti melodici tanto brevi e disarticolati quanto esplosivi" e voler subito correre da Dorabella a "trarle il cor dal scellerato petto". L'amico lo trattiene, ma alla sua richiesta di aiuto ammette di non avere nulla da offrirgli ("Amico, non saprei qual consiglio a te dar"). Mentre Ferrando si strugge in preda alla rabbia e all'incredulità ("Barbara! Ingrata! In un giorno! In poch'ore!"), Guglielmo cessa per un attimo di rivolgersi a lui e, orientato verso gli spettatori, indirizza all'intero genere femminile l'aria che più di ogni altra, all'interno dell'opera, sembra una parafrasi del titolo "Così fan tutte".

"Donne mie, la fate a tanti" evoca molte similitudini con la celebre aria di Figaro "Aprite un po' quegli occhi" (ricordiamo che il basso buffo Francesco Benucci fu il primo interprete di entrambi i personaggi, e senza dubbio Mozart e Da Ponte pensarono i due brani apposta per lui). In entrambi i casi siamo di fronte a una facile generalizzazione, frutto dell'improvvisa constatazione di un vero o supposto tradimento. In un certo senso, la rapidità con cui Ferrando e Guglielmo passano da un estremo all'altro, dal definire Dorabella un modello di fedeltà assoluta a "una donna che non val due soldi", indica che non sono ancora maturati. La consapevolezza del tradimento non è servita a superare le idealizzazioni e i luoghi comuni, questi hanno semplicemente cambiato verso. E l'aria di Guglielmo, senza dubbio vivace e divertente, ne è un esempio. L'errore, come sempre, sta nel guardare le donne come proiezioni delle proprie idee od oggetti a sé stanti, senza tenere in considerazione la relazione di coppia, il coinvolgimento e la responsabilità personale. Sarà soltanto più avanti, quando – con l'aiuto ancora di Don Alfonso – i due uomini supereranno queste generalizzazioni, che coglieranno finalmente qual è il vero significato dell'amore e del sentimento. Ma di tutto questo si occuperà meglio Marisa nel post conclusivo.

Faccio infine notare come Guglielmo parli qui "per procura". Quello che è stato tradito non è lui, ma l'amico Ferrando. Ecco perché, a differenza della citata aria di Figaro, i toni sono meno accesi e violenti, e fra le righe l'uomo conferma la sua stima per il genere femminile, limitandosi a rammaricarsi per il "vizietto seccator" che le porta ad essere propense al tradimento. Ma alla fine, in nome della solidarietà maschile, non può che prendere le parti degli uomini traditi: "La fate a tanti e tanti che, se gridano gli amanti, hanno certo un gran perché".


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

FERRANDO
(lietissimo)
Amico, abbiamo vinto!

GUGLIELMO
Un ambo o un terno?

FERRANDO
Una cinquina, amico; Fiordiligi
È la modestia in carne.

GUGLIELMO
Nientemeno?

FERRANDO
Nientissimo; sta attento
E ascolta come fu.

GUGLIELMO
T'ascolto, di' pur su.

FERRANDO
Pel giardinetto,
Come eravam d'accordo,
A passeggiar mi metto;
Le do il braccio, si parla
Di mille cose indifferenti, alfine
Viensi all'amor.

GUGLIELMO
Avanti.

FERRANDO
Fingo labbra tremanti,
Fingo di pianger, fingo
Di morir al suo piè.

GUGLIELMO
Bravo assai per mia fè!
Ed ella?

FERRANDO
Ella da prima ride, scherza,
Mi burla.

GUGLIELMO
E poi?

FERRANDO
E poi
Finge di impietosirsi.

GUGLIELMO
Oh cospettaccio!

FERRANDO
Alfin scoppia la bomba,
Pura come colomba
Al suo caro Guglielmo ella si serba.
Mi discaccia superba,
Mi maltratta, mi fugge,
Testimonio rendendomi e messaggio
Che una femmina ell'è senza paraggio.

GUGLIELMO
Bravo tu, bravo io,
Brava la mia Penelope!
Lascia un po' ch'io ti abbracci
Per sì felice augurio,
O mio fido Mercurio!

FERRANDO
E la mia Dorabella?
Come s'è diportata?
Ah, non ci ho neppur dubbio.
(con trasporto)
Assai conosco
Quella sensibil alma.

GUGLIELMO
Eppur un dubbio,
Parlandoti a quattr'occhi,
Non saria mal, se tu l'avessi.

FERRANDO
Come?

GUGLIELMO
Dico così per dir!
(da sè)
Avrei piacere d'indorargli la pillola.

FERRANDO
Stelle! Cesse ella forse
Alle lusinghe tue? Ah, s'io potessi
Sospettarlo soltanto!

GUGLIELMO
È sempre bene
Il sospettare un poco in questo mondo.

FERRANDO
Eterni dei! Favella! A foco lento
Non mi far qui morir: ma no, tu vuoi
Prenderti meco spasso; ella non ama,
Non adora che me.

GUGLIELMO
Certo! Anzi in prova
Di suo amor, di sua fede,
Questo bel ritrattino ella mi diede.

FERRANDO
(furente)
Il mio ritratto! Ah, perfida!
(vuol partire)

GUGLIELMO
Ove vai?

FERRANDO
A trarle il cor dal scellerato petto
E a vendicar il mio tradito affetto.

GUGLIELMO
Fermati!

FERRANDO
(risoluto)
No, mi lascia!

GUGLIELMO
Sei tu pazzo?
Vuoi precipitarti
Per una donna che non val due soldi?
(da sè)
Non vorrei che facesse
Qualche corbelleria!

FERRANDO
Numi! Tante promesse,
E lagrime, e sospiri, e giuramenti,
In sì pochi momenti
Come l'empia obliò?

GUGLIELMO
Perbacco, io non lo so.

FERRANDO
Che fare or deggio?
A qual partito,
A qual idea m'appiglio?
Abbi di me pietà, dammi consiglio.

GUGLIELMO
Amico, non saprei
Qual consiglio a te dar.

FERRANDO
Barbara! Ingrata!
In un giorno! In poch'ore!

GUGLIELMO
Certo un caso quest'è da far stupore.

Clicca qui per il testo di "Donne mie, la fate a tanti".

GUGLIELMO
Donne mie, la fate a tanti,
Che, se il ver vi deggio dir,
Se si lagnano gli amanti
Li comincio a compatir.
Io vo' bene al sesso vostro,
Lo sapete, ognun lo sa;
Ogni giorno ve lo mostro,
Vi do segno d'amistà.
Ma quel farla a tanti e tanti,
M'avvilisce in verità.
Mille volte il brando presi
Per salvar il vostro onor;
Mille volte vi difesi
Colla bocca e più col cor.
Ma quel farla a tanti e tanti
È un vizietto seccator.
Siete vaghe, siete amabili,
Più tesori il ciel vi diè,
E le grazie vi circondano
Dalla testa fino ai piè.
Ma la fate a tanti e tanti
Che credibile non è,
Che, se gridano gli amanti,
Hanno certo un gran perché.




Alessandro Corbelli (Guglielmo)
dir: Riccardo Muti (1989)


Luca Pisaroni (Guglielmo)
dir: Iván Fischer (2006)


Thomas Allen (Guglielmo)
dir: John Pritchard (1975)


Ildebrando D'Arcangelo

Thomas Hampson