21 aprile 2017

Norma (18) - "In mia man alfin tu sei"

Scritto da Marisa

Mentre Norma si accinge a rivelare il nome della vittima (molto presumibilmente Adalgisa) da sacrificare al Dio per propiziarsene il favore in vista della guerra, arriva la notizia che un romano è stato sorpreso entro il recinto sacro delle vergini sacerdotesse ed ora è condotto davanti al re Oroveso per essere condannato. Si tratta, come teme Norma, proprio di Pollione, che cercava di rapire Adalgisa. E spetterebbe a lei, sollecitata dai guerrieri e da Oroveso stesso, ucciderlo con un pugnale. Ma pur fremendo d'ira, Norma non riesce a sferrare il colpo su colui che in fondo ama ancora (così come si era trattenuta all'ultimo momento davanti ai figli) e, tremando di rabbia compressa e di emozione, chiede a tutti di lasciarli soli col pretesto di volerlo interrogare.

E qui assistiamo ad uno dei duetti più drammatici di tutta la lirica, un confronto tesissimo e vibrante, carico di emozioni fortissime e di terribile rabbia a stento trattenuta. “In mia man alfin tu sei: / Niun potria spezzar tuoi nodi. / Io lo posso”: in questa breve frase, che arriva come un sibilo, Norma condensa tutta la situazione e prospetta una possibile via d'uscita. Ha ormai preso atto fino in fondo del tradimento di Pollione e, come dall'alto di una fortezza (tale vorrebbe rendere il suo cuore!) detta delle condizioni, le sue condizioni, a colui che crede ormai vinto e prostrato ai suoi piedi. Gli offre la salvezza, ma a che prezzo! Norma si tira indietro, ma non è assolutamente disposta a vederlo felice con Adalgisa (“Se non puoi essere mio, non sarai di nessun'altra”, sembra dire), e lo incalza facendo leva su quello che crede sia più sacro per Pollione: il suo Dio e i figli stessi.

M'odi.
Pel tuo Dio, pei figli tuoi,
Giurar dei che d'ora in poi
Adalgisa fuggirai,
All'altar non la torrai,
E la vita io ti perdono,
E mai più ti rivedrò.
Giura.
© Ramella & Giannese | Teatro Regio di Torino

Ma nonostante tutto, non conosce bene Pollione, che mostra un coraggio inaspettato e non è assolutamente disposto ad obbedirle. “No. Si vil non sono”, si sente rispondere. E nonostante le ripetute pressioni, l'uomo la fronteggia con un orgoglio che viene meno solo quando lei, al colmo del furore, gli rivela che ha già tentato di uccidere i figli e che ora, se lui la continua ad esasperare, potrebbe veramente portare a termine l'intento... Ma c'è di più; anche il destino di Adalgisa è segnato. Per lei sarebbe facilissimo mandarla al rogo in quanto inadempiente ai voti di castità, punendo così lui facendolo doppiamente soffrire: attraverso la perdita dei figli e dell'amante... (“Nel suo cor ti vo ferire!”). Invano Pollione offre sé stesso alla vendetta, implorando la salvezza della ragazza innocente: non basta. Norma sa che si soffre molto di più assistendo alla perdita delle persone amate e che, a questo punto la propria morte sarebbe persino un sollievo!

Siamo così ritornati al parallelo con Medea. Ma dietro la somiglianza dei piani delle due donne (uccidere la nuova sposa e i figli per far soffrire il più possibile il traditore), la situazione è ben diversa. Norma gode di un notevole prestigio, ed è al culmine del suo potere (anche se deve nascondere i figli e tenere segreta la relazione con Pollione), mentre Medea è una “straniera”, guardata con sospetto, che ha perso tutto il suo potere rimanendo completamente in balia di Giasone. Questa maggiore vulnerabilità spiega il diverso comportamento. Medea infatti nasconde abilmente il suo piano, finge di essere rassegnata e di credere alle menzogne di Giasone, che le dice di aver contratto le nuove nozze non per il proprio piacere ma per meglio proteggere i figli e assicurare loro un futuro più brillante... Medea simula un desiderio di riconciliazione e convince persino Giasone ad accompagnare i figli dalla nuova sposa per portarle dei doni (!) da parte sua. È la trappola che sta preparando per far morire la principessa in modo atroce, bruciata viva dal fuoco che si sprigionerà dal peplo avvelenato. Chi è in condizioni di dipendenza deve simulare, come ben sanno anche i galli su invito di Oroveso. E Medea simula! Norma invece rivela apertamente il proprio piano di morte, lo sbatte in faccia a Pollione nel modo più diretto e aggressivo possibile. È lei l'arbitro del proprio destino, e pare intenzionata ad usare tutto il proprio potere fino in fondo. Ma vedremo che la sua rabbia, forse proprio perché trova sfogo nell'umiliazione e nel terrore che vede nel volto di Pollione, non sfocerà nell'assassinio degli innocenti, come invece avviene per Medea. In fondo la clemenza appartiene a chi ha veramente il potere, mentre l'impotenza genera, proprio per il suo bisogno di riscatto e di uscire dall'umiliazione, i peggiori delitti.

Nonostante il terrore, Pollione in questa scena dà il meglio di sé e si differenzia del tutto sia da Don Giovanni, il seduttore che non si assume mai la responsabilità per le proprie conquiste, sia da Giasone, al sicuro dietro la protezione del re. Pur di non accettare quello che in ultima analisi è un vero e proprio ricatto affettivo da parte di Norma, egli si dichiara disposto a pagare con la propria vita e chiede ripetutamente un'arma per uccidersi davanti a lei: “Ah! Ti basti il mio dolore / Ch'io mi sveni innanzi a te!”. La sua fermezza è del tutto autentica, senza alcun ombra di vigliaccheria, ma vero dolore per il possibile misfatto che si profila. Pollione non esita a fare l'ultimo tentativo per fermare la strage dal furore di Norma: offrire sé stesso quale vittima e colpevole. Questa prova di valore avrà il suo effetto!

Clicca qui per il testo del recitativo che precede.

NORMA
Ma qual tumulto?

CLOTILDE
(entra frettolosa)
Al nostro tempio insulto
Fece un Romano.
Nella sacra chiostra
Delle vergini alunne egli fu colto!

OROVESO E CORO
Un Romano?

NORMA
(Che ascolto? Se mai foss'egli?)

OROVESO E CORO
A noi vien tratto.

(Pollione entra, fra Galli armati.)

NORMA
(È desso!)

OROVESO E CORO
È Pollion!

NORMA
(Son vendicata adesso.)

OROVESO
Sacrilego nemico, e chi ti spinse
A violar queste temute soglie.
A sfidar l'ira d'Irminsul?

POLLIONE
Ferisci. Ma non interrogarmi.

NORMA
(svelandosi)
Io ferir deggio.
Scostatevi.

POLLIONE
Che veggio? Norma!

NORMA
Sì. Norma.

OROVESO E CORO
Il sacro ferro impugna,
Vendica il Dio.

NORMA
(prende il pugnale dalle mani d'Oroveso)
Sì. Feriam.
(Si arresta.)
Ah!

OROVESO E CORO
Tu tremi?

NORMA
(Ah! Non poss'io.)

OROVESO E CORO
Che fia? Perchè t'arresti?

NORMA
(Poss'io sentir pietà?)

OROVESO E CORO
Ferisci!

NORMA
Io deggio interrogarlo,
Investigar qual sia l'insidiata
O complice ministra
Che il profano persuase a fallo estremo.
Ite per poco.

OROVESO E CORO
(Che far pensa?)

POLLIONE
(Io fremo.)

(Oroveso e il coro si ritirano. Il tempio rimane sgombro.)

Clicca qui per il testo di "In mia man alfin tu sei".

NORMA
In mia man alfin tu sei:
Niun potria spezzar tuoi nodi.
Io lo posso.

POLLIONE
Tu nol dei.

NORMA
Io lo voglio.

POLLIONE
E come?

NORMA
M'odi.
Pel tuo Dio, pei figli tuoi,
Giurar dei che d'ora in poi
Adalgisa fuggirai,
All'altar non la torrai,
E la vita io ti perdono,
E mai più ti rivedrò.
Giura.

POLLIONE
No. Si vil non sono.

NORMA
Giura, giura!

POLLIONE
Ah! Pria morrò!

NORMA
Non sai tu che il mio furore
Passa il tuo?

POLLIONE
Ch'ei piombi attendo.

NORMA
Non sai tu che ai figli in core
Questo ferro...?

POLLIONE
Oh Dio! Che intendo?

NORMA
Sì, sovr'essi alzai la punta.
Vedi, vedi a che son giunta!
Non ferii, ma tosto, adesso
Consumar potrei l'eccesso.
Un istante, e d'esser madre
Mi poss'io dimenticar!

POLLIONE
Ah! Crudele, in sen del padre
Il pugnal tu dei vibrar!
A me il porgi.

NORMA
A te?

POLLIONE
Che spento cada io solo!

NORMA
Solo? Tutti!
I Romani a cento a cento
Fian mietuti, fian distrutti,
E Adalgisa...

POLLIONE
Ahimè!

NORMA
Infedele a suoi voti...

POLLIONE
Ebben, crudele?

NORMA
Adalgisa fia punita,
Nelle fiamme perirà, sì, perirà!

POLLIONE
Ah! Ti prendi la mia vita,
Ma di lei, di lei pietà!

NORMA
Preghi alfine?
Indegno! È tardi.
Nel suo cor ti vo' ferire,
Sì, nel suo cor ti vo' ferire!

Già mi pasco ne' tuoi sguardi,
Del tuo duol, del suo morire,
Posso alfine, io posso farti
Infelice al par di me!

POLLIONE
Ah! T'appaghi il mio terrore!
Al tuo piè son io piangente!
In me sfoga il tuo furore,
Ma risparmia un'innocente!
Basti, basti a vendicarti
Ch'io mi sveni innanzi a te!

NORMA
Nel suo cor ti vo' ferire!

POLLIONE
Ah! T'appaghi il mio terrore!

NORMA
No, nel suo cor!

POLLIONE
No, crudel!

NORMA
Ti vo' ferire!

POLLIONE
In me sfoga il tuo furore,
Ma risparmia un'innocente!

NORMA
Già mi pasco ne' tuoi sguardi, ecc.

POLLIONE
Ah! Ti basti il mio dolore
Ch'io mi sveni innanzi a te!




Daniela Dessì (Norma), Fabio Armiliato (Pollione)
dir: Evelino Pidò (2008)


Maria Callas, Mario del Monaco (1955)


Maria Callas, Franco Corelli (1960)


Joan Sutherland, John Alexander (1972)

Joan Sutherland, Luciano Pavarotti (1984)

1 commenti:

Unknown ha detto...

Duetto norma /callas Pollione /filippeschi. Come non amarli