9 aprile 2017

Norma (14) - "Deh! Con te, con te li prendi"

Scritto da Marisa

Norma ha finalmente resistito alla tentazione di sopprimere i figli e ora medita di morire lei stessa, dopo aver affidato i bambini ad Adalgisa perché li conduca con sé a Roma, dove andrà sposa a Pollione (“Si emendi il mio fallo, E poi, si mora“). Ma inaspettatamente trova nella ragazza una fermezza e un forte senso di amicizia ed empatia, una solidarietà femminile a tutto tondo, in grado di cambiare i suoi propositi di morte (prima sui figli, poi su sé stessa) e cercare una soluzione in cui la vita prevalga e con essa possa rinascere anche l'antico amore! La devozione della fanciulla per colei che reputava una maestra e incarnava il suo modello di saldezza e virtù si trasforma in pietà e desiderio di aiutarla in ogni modo possibile, salvo assecondarla nell'abdicare dal ruolo di madre, cosa che incautamente aveva promesso ad occhi chiusi, alla prima richiesta di Norma. Propone invece di recarsi lei stessa da Pollione e cercare di convincerlo a non abbandonare i figli e nemmeno Norma, riattivando il primo amore.

Vado al campo ed all'ingrato
Tutti io reco i tuoi lamenti.
La pietà che m'hai destato
Parlerà sublimi accenti.
Spera, ah, spera, amor, natura
Ridestar in lui vedrai.
Del suo cor son io secura,
Norma ancor vi regnerà!
Cosa potrebbe suonare più dolce alle orecchie di Norma? Poter riavere l'amore di colui che, pur maledicendo, continua ad amare e veder avverarsi quel sogno a cui lei stessa si abbandonava solo poche ore fa, quando fantasticava di ricondurlo a sé! Ormai la differenza di età è abolita, anzi le parti si capovolgono: Norma sembra la fanciulla trepidante d'amore che aspetta il primo incontro con l'amato e Adalgisa la matura consigliera che la guida! Per un attimo la donna esperta si affida a quella più ingenua e ignara, e accetta un patto di amicizia che non ha mai provato in tutta la sua vita perché le sue relazioni sono state sempre asimmetriche: lei era sempre la grande sacerdotessa, figlia del re, e le altre subalterne in ogni senso, per rango e per ruolo. Anche Clotilde, che pur si occupa dei suoi figli, non è un'amica ma una subordinata che ne esegue i comandi e non ha alcun potere di cambiarne le decisioni.

Dopo essersi assicurata che in Adalgisa l'amore per Pollione è spento, Norma accetta il piano escogitato dalla fanciulla e la riconosce quale “amica” (“Sì. Hai vinto. Abbracciami. Trovo un'amica ancor”). E il proposito che fanno insieme di cementare tale amicizia-solidarietà fino in fondo suona sincero, quasi a voler sfidare il futuro e una possibile incostanza da parte di una delle due.
Sì, fino all'ore estreme
Compagna tua m'avrai.
Per ricovrarci insieme
Ampia è la terra assai.
Teco del fato all'onte
Ferma opporrò la fronte,
Finché il tuo core a battere
Io senta sul mio cor, sì.
Perché si possa parlare di amicizia è necessaria una simmetria (anche se non perfetta) tra le persone, simmetria di solito di età o almeno di cultura e di formazione, ma soprattutto un basso livello di possibile conflittualità legata ad invidia o gelosia. E come si riduce il campo! In un'epoca dove le “amicizie” si fanno in Rete e se ne contano a migliaia, può suonare strano richiamare a una concezione più autentica ed elitaria di solidarietà, ma è proprio da lì che bisognerebbe ricominciare per non vanificare le parole e annullare i valori. Sì, è ancora vero il detto che “chi trova un amico, trova un tesoro!”, e i tesori sono tali proprio perché sono rari. Ma vale la pena di cercarli e adoperarsi per riconoscerli!

Il periodo in cui fioriscono le amicizie migliori è in genere l'adolescenza, la prima gioventù, quando si sente il bisogno di cominciare ad uscire dalla ristretta cerchia famigliare (nell'infanzia ci si fida ciecamente dei genitori, e gli altri bambini sono solo compagni di gioco) e si inizia a voler condividere idee ed esperienze lontano dagli occhi dei genitori. Tutto ha il sapore della scoperta, e trovare amici con cui fare incursioni nel nuovo modo di pensare è fondamentale. L'amica “del cuore” o l'amico “per la pelle” sono tipici di questo periodo, come è tipico entrare in un gruppetto di intimi con cui trovarsi il più frequentemente possibile... Poi la vita va avanti e spesso ci si perde di vista. Subentrano altri tipi di rapporti, soprattutto si scopre la sessualità, e dall'amicizia si passa a relazioni basate sul coinvolgimento erotico per quel che riguarda la sfera intima, mentre nel mondo del lavoro si stabiliscono rapporti più freddi e calcolati, in cui la competitività frena l'instaurarsi di amicizie più sincere. Bisogna aspettare l'età più avanzata per riscoprire a pieno il valore dell'amicizia (come ha ben notato Cicerone), fuori ormai dalle lotte competitive e dall'urgenza delle passioni...

Non che durante la fase adulta, in fondo la più piena e carica di eventi della vita, non siano possibili amicizie: ma queste sono maggiormente inquinate da interessi e secondi fini, invidie, gelosie e confronti più o meno malevoli. Non di rado si fanno brutte scoperte e si finisce per chiudersi e vivere le amicizie in modo molto superficiale, riconoscendo sempre più spesso che in fondo si tratta solo di “conoscenze” e non di vere amicizie.

E poi c'è un problema di genere. Per gli uomini la sfera delle amicizie è sempre stata più accessibile, perché la vita maschile è tradizionalmente più incentrata sul lavoro e, fino a non molto tempo fa, anche su altre organizzazioni culturali, sportive o militari. I circoli di ritrovo, dal prestigioso Rotary a tutti gli altri, compresi i famosi circoli per ufficiali, sono sorti come luoghi di ritrovo maschile in cui condurre meglio gli affari, stabilire contatti, far nascere alleanze, divertirsi... e solo in seguito sono stati aperti alle donne, in genere solo alle mogli... L'entrata delle donne nel mondo del lavoro, e soprattutto la presa di posizione e la lunga educazione ed emancipazione delle donne, hanno cambiato molto il vecchio sistema. Ora le donne non sono più relegate in casa, al massimo tra figli, madri e sorelle... Anzi, sembra che vogliano rifarsi del tempo perduto, tanto che le vediamo sempre più spesso insieme agli uomini o anche in gruppi solo femminili (feste di nubilato o quant'altro), a pieno titolo. Ma si tratta di vere amicizie?

Quanto a Norma, anche se Adalgisa è veramente disposta a rimanere al suo fianco e la sua amicizia e la solidarietà appaiono ferree, essa è troppo abituata all'indipendenza, alla solitudine e al sospetto, e alla prima difficoltà ritornerà a minarne la possibilità. In fondo l'asimmetria fra le due è troppa, e la donna ormai disincantata non può riporre totale fiducia in una ragazzina, innamorata per di più dello stesso uomo. Ecco che la speranza di una possibile amicizia scompare.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede.

ADALGISA
(entrando, con timore)
Mi chiami, o Norma?
(sbigottita)
Qual ti copre il volto tristo pallor?

NORMA
Pallor di morte.
Io tutta l'onta mia ti rivelo.
Una preghiera sola, odi, e l'adempi,
Si pietà pur merta
Il presente mio duol,
E il duol futuro.

ADALGISA
Tutto, tutto io prometto.

NORMA
Il giura.

ADALGISA
Il giuro.

NORMA
Odi, Purgar quest'aura
Contaminata dalla mia presenza
Ho risoluto, nè trar meco io posso
Questi infelici.
A te li affido.

ADALGISA
Oh ciel! A me li affidi?

NORMA
Nel romano campo guidali a lui,
Che nominar non oso.

ADALGISA
Oh! Che mai chiedi?

NORMA
Sposo ti sia men crudo;
Io gli perdono e moro.

ADALGISA
Sposo? Ah, mai!

NORMA
Pei figli suoi t'imploro.

Clicca qui per il testo di "Deh! Con te, li prendi".

NORMA
Deh! Con te, li prendi,
Li sostieni, li difendi
Non ti chiedo onori e fasci,
A' tuoi figli ei fian serbati.
Prego sol che i miei non lasci
Schiavi, abbietti, abbandonati.
Basti a te che disprezzata,
Che tradita io fui per te.
Adalgisa, deh! ti muova
Tanto strazio del mio cor.

ADALGISA
Norma, ah! Norma, ancora amata,
Madre ancora sarai per me.
Tienti i figli.
Ah! Non, ah non fia mai
Ch'io mi tolga a queste arene!

NORMA
Tu giurasti.

ADALGISA
Sì, giurai.
Ma il tuo bene, il sol tuo bene.
Vado al campo ed all'ingrato
Tutti io reco i tuoi lamenti.
La pietà che m'hai destato
Parlerà sublimi accenti.
Spera, ah, spera, amor, natura
Ridestar in lui vedrai.
Del suo cor son io secura,
Norma ancor vi regnerà!

NORMA
Ch'io lo preghi?
Ah, no! Giammai! Ah! No!

ADALGISA
Norma, ti piega.

NORMA
No, più non t'odo.
Parti. Va.

ADALGISA
Ah, no! Giammai! Ah! No!

Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi
Questi cari tuoi pargoletti!
Ah! Pietade di lor ti tocchi,
Se non hai di te pietà!

NORMA
Ah! Perchè, perchè la mia costanza
Vuoi scemar con molli affetti?
Più lusinghe, ah, più speranza
Presso a morte un cor non ha!

ADALGISA
Mira questi cari pargoletti,
Questi cari, ah, li vedi, ah!
Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi, ecc.

NORMA
Ah! Perchè, perchè la mia costanza, ecc.

ADALGISA
Cedi! Deh, cedi!

NORMA
Ah! Lasciami! Ei t'ama.

ADALGISA
Ei già sen pente.

NORMA
E tu?

ADALGISA
L'amai. Quest'anima
Sol l'amistade or sente.

NORMA
O giovinetta! E vuoi?

ADALGISA
Renderti i dritti tuoi,
O teco al cielo agli uomini
Giuro celarmi ognor.

NORMA
Sì. Hai vinto. Abbracciami.
Trovo un'amica amor.

NORMA ED ADALGISA
Sì, fino all'ore estreme
Compagna tua m'avrai.
Per ricovrarci insieme
Ampia è la terra assai.
Teco del fato all'onte
Ferma opporrò la fronte,
Finchè il tuo core a battere
Io senta sul mio cor, sì.

(Partono)




Daniela Dessì (Norma), Kate Aldrich (Adalgisa)
dir: Evelino Pidò (2008)


Maria Callas, Ebe Stignani (1954)


Montserrat Caballé, Fiorenza Cossotto (1977)


Joan Sutherland, Huguette Tourangeau (1972)

Renata Scotto, Joann Grillo (1978)