5 aprile 2016

La Bohème (9) - "O soave fanciulla"

Scritto da Christian

La magia dell'incontro fra Rodolfo e Mimì è interrotta – ma solo per un momento – dal vociare degli amici impazienti che lo chiamano dall'esterno, rimproverandolo per il ritardo. Quando lui spiega che si trova in compagnia di una donna, invitandoli ad andare avanti al caffé Momus e a tenere loro un posto, i tre si allontanano cantando e deridendolo con bonarietà. Curiosamente le loro parole ("il poeta trovò la poesia") saranno riprese e ripetute dallo stesso Rodolfo quasi pari pari ("perché son io il poeta, / essa la poesia") quando più tardi, nel secondo quadro, presenterà Mimì agli amici.

Dalla finestra filtra ora il chiarore della luna piena (quella stessa luna invocata prima nell'aria di Rodolfo), che avvolge e illumina il volto di Mimì, la cui vista spinge il poeta a compiere il passo successivo. L'amore fra i due, nato per caso e portato avanti come uno scherzo (come sono avvezzi a fare i bohémiens, che passano da una storia all'altra con leggerezza e noncuranza), si evolve rapidamente dalla fase della presentazione a quella della dichiarazione: l'inno "O soave fanciulla" rappresenta il momento in cui Rodolfo esplicita i propri sentimenti a Mimì (già accennati, a dire il vero, nell'aria precedente), abbellendoli con il proprio estro poetico, soltanto pochi minuti dopo averla conosciuta! Naturalmente i due si baciano, e lei accetta l'inizio della relazione. Il crescendo di emozioni è tale che Rodolfo già non vorrebbe più uscire dalla soffitta ("Sarebbe così dolce restar qui. C'è freddo fuori"), e tocca a lei proporgli di accompagnarlo al caffé ("E se venissi con voi?"), non senza promettergli fra le righe una successiva notte d'amore ("E al ritorno?", "Curioso!"). Le loro parole già lasciano trasparire una complicità assoluta: il libretto sottolinea il gioco delle parti, accompagnando le frasi con varie precisazioni ("con graziosa furberia", "insinuante", "maliziosa"), per non parlare dell'apparente sottomissione di lei ("Obbedisco, signor", e ancora prima "Tu sol comandi, amor!"). Che Mimì stia solo giocando a recitare la parte della fanciulla timida sarà peraltro evidente, anche fra le righe, dagli sviluppi successivi, in cui dimostrerà una personalità e un carattere tutt'altro che perennemente modesto. Più tardi faremo un confronto con Musetta, personaggio a lei speculare, che invece è apertamente "sfacciata" ma intimamente romantica.

Mentre il quadro si conclude, la melodia di "Che gelida manina" torna ad accompagnare le parole dei due innamorati che escono di casa ("Dammi il braccio, mia piccina"), immersi in un "incanto musicale e poetico", inneggiando all'amore. Chi non ama i finali tragici, potrebbe benissimo ritenere conclusa qui l'opera, con un bel lieto fine.

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SCHAUNARD
(dal cortile)
Ehi! Rodolfo!

COLLINE
Rodolfo!

MARCELLO
Olà. Non senti?
(Alle grida degli amici, Rodolfo s'impazienta.)
Lumaca!

COLLINE
Poetucolo!

SCHAUNARD
Accidenti al pigro!

(Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l'apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera.)

RODOLFO
(alla finestra)
Scrivo ancor tre righe a volo.

MIMÌ
(avvicinandosi un poco alla finestra)
Chi sono?

RODOLFO
(a Mimì)
Amici.

SCHAUNARD
Sentirai le tue.

MARCELLO
Che te ne fai lì solo?

RODOLFO
Non sono solo. Siamo in due.
Andate da Momus, tenete il posto,
ci saremo tosto.
(Rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici se ne vanno.)

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE
(allontanandosi)
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocerle via.
Momus, Momus, Momus,
il poeta trovò la poesia.

(Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo, volgendosi, scorge Mimì avvolta come da un nimbo di luce, e la contempla, quasi estatico.)

RODOLFO
O soave fanciulla, o dolce viso
di mite circonfuso alba lunar,
in te ravviso
il sogno ch'io vorrei sempre sognar!
(cingendo con le braccia Mimì)
Fremon già nell'anima
le dolcezze estreme,
nel bacio freme amor!
(la bacia)

MIMÌ
(assai commossa)
Ah! tu sol comandi, amor!...
(quasi abbandonandosi)
(Oh! come dolci scendono
le sue lusinghe al core...
tu sol comandi, amore!...)

MIMÌ
(svincolandosi)
No, per pietà!

RODOLFO
Sei mia!

MIMÌ
V'aspettan gli amici...

RODOLFO
Già mi mandi via?

MIMÌ
(titubante)
Vorrei dir... ma non oso...

RODOLFO
(con gentilezza)
Dì...

MIMÌ
(con graziosa furberia)
Se venissi con voi?

RODOLFO
(sorpreso)
Che?... Mimì?
(insinuante)
Sarebbe così dolce restar qui.
C'è freddo fuori.

MIMÌ
(con grande abbandono)
Vi starò vicina!...

RODOLFO
E al ritorno?

MIMÌ
(maliziosa)
Curioso!

RODOLFO
(aiuta amorosamente Mimì a mettersi lo scialle)
Dammi il braccio, mia piccina.

MIMÌ
(dà il braccio a Rodolfo)
Obbedisco, signor!
(S'avviano sottobraccio alla porta d'uscita.)

RODOLFO
Che m'ami di'...

MIMÌ
(con abbandono)
Io t'amo!

RODOLFO
Amore!

MIMÌ
Amor!




Luciano Pavarotti (Rodolfo), Renata Scotto (Mimì)
dir: James Levine (1977)


Jussi Bjoerling, Renata Tebaldi


Josè Carreras, Teresa Stratas


Richard Tucker, Anna Moffo

Andrea Bocelli, Daniela Dessì