18 dicembre 2015

Lohengrin (7) - Il giuramento

Scritto da Marisa

Elsa, se io dovrò essere tuo sposo
e terra e popolo guardare per te,
e niente mai da te dovrà strapparmi,
una cosa sola tu dovrai giurarmi:...
Mai non dovrai domandarmi,
né ti struggerai di sapere,
da qual regione sia venuto,
né quale sia il mio nome e la mia stirpe!
Appena dopo aver salutato il Re, il cavaliere chiede ad Elsa, come contropartita per battersi per lei, la sua mano e il solenne giuramento di non cercare mai di indagare sulla sua identità. Elsa, che vediamo già prostrata umilmente ai suoi piedi in completa offerta di sé stessa (“Come io giaccio ai tuoi piedi, così corpo ed anima dono in tua balía”), accetta immediatamente e non ha nessuna titubanza a profferire un simile giuramento: “Mai, o Signore, mai m'uscirà la domanda!“. Fermiamoci un po' su questo cruciale passaggio.

Nella situazione in cui Elsa si trova, sembra una richiesta quasi da nulla, quasi una formalità. Cosa può importare di conoscere il nome e la provenienza di un “salvatore”, per di più bellissimo e di cui si è già perdutamente innamorati, ad una fanciulla inesperta, ingenua e in pericolo di morte? La situazione è già completamente asimmetrica (Elsa impotente di fronte all'accusa infamante e lo splendido cavaliere in grado di ristabilire la giustizia e salvarla) e la richiesta del giuramento non fa che aumentare tale asimmetria, poiché il cavaliere sa bene il nome e l'appartenenza regale della fanciulla a cui chiede di rimanere “sconosciuto”.

Questa “asimmetria” di partenza riflette la condizione di assoggettamento sociale e culturale in cui si è venuta a trovare la donna nel periodo patriarcale, praticamente da sempre in epoca storica, perché il “matriarcato” sembra essere confinato nel remotissimo tempo pre-storico in cui non si conosceva ancora l'esatta dinamica della riproduzione e il ruolo maschile in essa, mentre si vedeva che dal grembo femminile scaturiva una nuova vita e si tendeva ad attribuirne il merito soltanto alla donna e ai suoi legami con il mondo magico, soprattutto lunare, le cui fasi di ingrossamento e assottigliamento analogicamente richiamavano la gravidanza. Il potere del femminile, di cui resta traccia nei miti sulle Amazzoni e le religioni legate alla Grande Madre, era prevalentemente legato ai misteri della fecondità ed è stato completamente soppiantato dal patriarcato con le sue religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), ma già in Grecia e a Roma il potere maschile aveva relegato in secondo piano il femminile, la natura e la donna.

Sul piano giuridico poi la situazione è sempre stata molto sbilanciata a favore del maschile e degli uomini, tanto che nei diritti famigliari si riconosceva solo la “patria potestas” e i figli venivano legittimati solo se il padre li riconosceva come propri sollevandoli da terra. Anche nel mondo nordico, in tutta l'area scandinava dominata dalla religione dell'Edda con il panteon riunito intorno ad Odino, la predominanza del maschile è indubbia e la condizione della donna subordinata ad essa, anche se con qualche concessione maggiore rispetto ad altre culture. Nel medioevo, in particolare, l'importanza della donna sparisce quasi completamente per ritornare in modo sublimato e molto particolare nella poesia provenzale e nell'amor cortese. Ma questa evoluzione del rapporto uomo-donna è molto complessa e merita di essere presa in considerazione in altra sede.

Nel "Lohengrin" vediamo che Elsa non ha il diritto di difendersi da sola; le sue affermazioni di innocenza non valgono nulla se non sono sostenute con le armi da un cavaliere pronto a battersi per lei. Questo la rende completamente dipendente dalla forza maschile, anche se si tratta di un cavaliere “nobile” e del tutto disposto a crederle, a sostenerne l'innocenza e persino diventare suo sposo, il che sembrerebbe metterla su un piano di parità. In fondo marito e moglie non sono due parti della stessa unità e non condividono lo stesso destino? Apparentemente...

Elsa è del tutto in accordo con questa situazione. È completamente integrata nel mondo patriarcale e non sospetta nemmeno che possa esserci per la donna un'altra condizione. È talmente assoggettata allo schema della dipendenza che non può non essere profondamente e sinceramente grata al suo cavaliere-salvatore (“In te io debbo perdermi, innanzi a te svanire...”) che vorrebbe annullarsi davanti a lui pur di godere della sua intimità.
Anche Psiche si trova in una situazione “asimmetrica” e di ignoranza dell'identità del proprio partner. Ma ricordiamoci che Psiche, come si deduce dal nome stesso, rappresenta non solo una fanciulla, ma la parte “femminile” dell'essere umano stesso, la sua parte psichica appunto, un'istanza della persona in formazione e che deve evolvere, destinata a elevarsi proprio attraverso il mistero dell'amore e il lavoro che sarà disposta a fare per ricongiungersi con Eros, divinizzandosi a sua volta. La promessa sembra comunque simile ed anche Psiche accetta di non tentare di scoprire l'identità dello sposo misterioso, pena la perdita di lui. Psiche però ha già goduto il frutto dell'amplesso e si trova in uno stato “paradisiaco”, una “luna di miele” in cui, completamente appagata nei sensi, si bea di tale situazione. Elsa invece promette senza aver avuto ancora nessuna esperienza di intimità erotico-sessuale, ma solo presa dalla necessità impellente di salvare la propria vita e in preda di una completa idealizzazione del maschile, vista la propria impotenza femminile.

Clicca qui per il testo.

LOHENGRIN
(der das Ufer verlossen hat
und langsam und feierlich in den
Vordergrund vorgeschritten ist,
verneigt sich vor dem König
)
Heil, König Heinrich! Segenvoll
mög Gott bei deinem Schwerte stehn!
Ruhmreich und gross dein Name soll
von dieser Erde nie vergehn!

KÖNIG
Hab Dank! Erkenn ich recht die Macht,
die dich in dieses Land gebracht,
so nahst du uns von Gott gesandt?

LOHENGRIN
(mehr in die Mitte tretend)
Zum Kampf für eine Magd zu stehn,
der schwere Klage angetan,
bin ich gesandt. Nun lasst mich sehn,
ob ich zu Recht sie treffe an. -
(Er wendet sich etwas näher zu Elsa)
So sprich denn, Elsa von Brabant: -
Wenn ich zum Streiter dir ernannt,
willst du wohl ohne Bang und Graun
dich meinem Schutze anvertraun?

ELSA
(die, seitdem sie Lohengrin erblickte,
wie in Zauber regungslos festgebannt war,
sinkt, wie durch seine Ansprache erweckt,
in überwältigend wonnigem
Gefühle zu seinen Füssen
)
Mein Held, mein Retter! Nimm mich hin!
Dir geb ich alles, was ich bin!

LOHENGRIN
(mit grosser Wärme)
Wenn ich im Kampfe für dich siege,
willst du, dass ich dein Gatte sei?

ELSA
Wie ich zu deinen Füssen liege,
geb ich dir Leib und Seele frei.

LOHENGRIN
Elsa, soll ich dein Gatte heissen,
soll Land und Leut ich schirmen dir,
soll nichts mich wieder von dir reissen,
musst Eines du geloben mir: -
Nie sollst du mich befragen,
noch Wissens Sorge tragen,
woher ich kam der Fahrt,
noch wie mein Nam und Art!

ELSA
(leise, fast bewusstlos)
Nie, Herr, soll mir die Frage kommen!

LOHENGRIN
(gesteigert, sehr ernst)
Elsa! Hast du mich wohl vernommen?
(noch bestimmter)
Nie sollst du mich befragen,
noch Wissens Sorge tragen,
woher ich kam der Fahrt,
noch wie mein Nam und Art!

ELSA
(mit grosser Innigkeit zu ihm aufblickend)
Mein Schirm! Mein Engel! Mein Erlöser,
der fest an meine Unschuld glaubt!
Wie gäb es Zweifels Schuld, die grösser,
als die an dich den Glauben raubt?
Wie du mich schirmst in meiner Not,
so halt in Treu ich dein Gebot!

LOHENGRIN
(ergriffen und entzückt sie
an seine Brust erhebend
)
Elsa, ich liebe dich!

(Beide verweilen eine Zeitlang in der angenommenen Stellung.)

DIE MÄNNER UND FRAUEN
(leise und gerührt)
Welch holde Wunder muss ich sehen?
Ist's Zauber, der mir angetan?
Ich fühl das Herze mir vergehen,
schau ich den hehren, wonnevollen Mann!

(Lohengrin geleitet Elsa zum König und übergibt sie dessen Hut, dann schreitet er feierlich in die Mitte des Kreises.)


LOHENGRIN
(che ha abbandonato la riva
e lentamente e solennemente
è avanzato verso il proscenio,
s'inchina davanti al Re
)
Salute, Re Enrico! Benedicente
possa Iddio stare presso la tua spada!
Glorioso e grande possa il tuo nome
giammai perire su questa terra!

IL RE
Grazie! S'io bene riconosco la potenza,
che in questo paese t'ha portato
a noi tu vieni, messo del Signore?

LOHENGRIN
(avanzandosi maggiormente verso il centro)
A sostenere battaglia per una fanciulla,
fatta segno a grave accusa,
sono io inviato. Lasciate ora ch'io veda,
se giusto è il mio incontro con lei!...
(Si volge verso Elsa avvicinandosi a lei)
Parla, dunque, Elsa di Brabante:...
Se sono scelto per tuo campione,
vuoi tu senza alcun timore ed orrore
affidarti alla mia protezione?

ELSA
(la quale, da poi che ha visto Lohengrin
è rimasta senza movimento, come sotto
l'influsso d'un incantesimo, quasi svegliata
dal suo discorso, cade ai suoi piedi,
sopraffatta da un dolcissimo sentimento
)
Mio Eroe, mio salvatore! Portami via!
A te intera io mi dono, quale io mi sia!

LOHENGRIN
(con grande ardore)
Se in campo io vinco per te,
vuoi che io sia il tuo consorte?

ELSA
Come io giaccio ai tuoi piedi,
così corpo ed anima dono in tua balía.

LOHENGRIN
Elsa, se io dovrò essere tuo sposo
e terra e popolo guardare per te,
e niente mai da te dovrà strapparmi,
una cosa sola tu dovrai giurarmi:...
Mai non dovrai domandarmi,
né ti struggerai di sapere,
da qual regione sia venuto,
né quale sia il mio nome e la mia stirpe!

ELSA
(sommessamente, quasi incosciente)
Mai, o Signore, mai m'uscirà la domanda!

LOHENGRIN
(con voce più alta, molto serio)
Elsa! M'hai tu ben compreso?
(con tono ancora più deciso)
Mai non dovrai domandarmi,
né ti struggerai di sapere,
da qual regione io sia venuto,
né quale sia il mio nome e la mia stirpe!

ELSA
(con grande fervore alzando a lui lo sguardo)
Mio schermo! Mio angelo! Mio salvatore,
che saldo credi alla mia innocenza!
Quale colpa nel dubitare potrebbe mai darsi maggiore / di quella che togliesse d'aver fede in te?
Come tu mi proteggi nel mio periglio,
così fedelmente il tuo comandamento io osserverò!

LOHENGRIN
(commosso e rapito
alzandola al suo petto
)
Elsa, io t'amo!

(Ambedue rimangono un certo tempo in questa posizione.)

GLI UOMINI E LE DONNE
(commossi, sommessamente)
Quale dolce miracolo debbo io vedere?
È incanto, quel che mi prende?
Sento, che mi si smarrisce il cuore,
s'io contemplo quell'augusta dolcissima figura!

(Lohengrin accompagna Elsa dal Re e l'affida alla sua protezione, quindi s'avanza solennemente nel mezzo della scena.)





dir: Claudio Abbado (1990)
Placido Domingo (Lohengrin), Cheryl Studer (Elsa), Robert Lloyd (König Heinrich)


"Wenn ich im Kampfe für dich siege"
dir: Rudolf Kempe
Jess Thomas (Lohengrin), Elisabeth Grümmer (Elsa)

"Se in campo avrò la palma"
(in italiano)
Alessandro Ziliani (Lohengrin), Maria Caniglia (Elsa)