26 dicembre 2014

12. Finale I/3: "Non serve a vil politica"

Scritto da Christian

Se il quartetto degli "scrocconi" (Macrobio, Pacuvio, Aspasia e Fulvia) si è preoccupato per prima cosa di far bella figura con il nuovo proprietario della villa, ossia il finto mercante turco, la Marchesa Clarice invece si strugge per la disgrazia capitata al Conte. In un bel terzetto lirico (alla Marchesa si aggiungono le voci del cavalier Giocondo e dello stesso Conte Asdrubale), si enuncia la morale dell'intera vicenda: "Del paragon la pietra / sono i contrari eventi; / nei giorni più ridenti / è dubbia l'amistà".

Come a dimostrarlo, ecco che i quattro falsi amici si presentano, valigie in mano, pronti ad abbandonare al più presto la tenuta. La Baronessa Aspasia e Donna Fulvia danno ironicamente il via libera a Clarice per la mano di Asdrubale ("Ora il Conte è tutto vostro"), rinunciando al loro interesse a sposarlo, adesso che è ridotto in povertà. A completamento della prova, il Conte chiede esplicitamente un aiuto ai presenti. Se quello che offrono Macrobio (un articolo sul suo giornale) e Pacuvio (una "flebile elegia") è trascurabile, Aspasia e Fulvia si trincerano addirittura dietro un "Non saprei". Ben diversa è invece la risposta del fedele Giocondo ("La casa mia!") e naturalmente di Clarice ("La mia mano, l'entrata e il cor").

A questo punto le carte sono scoperte e la burla può completarsi. Arriva Fabrizio, il maggiordomo del Conte, recando la notizia che è stato trovato il "controvaglia" che dimostra che il debito era già stato estinto: il "turco" non può rivendicare nulla, Asdrubale è nuovamente in possesso di tutti i suoi beni. Fra la sorpresa e l'euforia generale, i quattro voltagabbana non possono nascondere la vergogna per il proprio comportamento (che cercano di dissimulare: "Il mio cor l'avea predetto"). Tornano a professarsi amiconi, ma la rabbia per la brutta figura commessa non mancherà di farsi sentire all'inizio del secondo atto. Frattanto, il primo si conclude con un concertato finale "di confusione", tipicamente rossiniano.

Clicca qui per il testo.

CLARICE
Non serve a vil politica
chi vanta un cor fedele:
quando la sorte è critica,
l'onor non volta vele:
eppoi nessun mi dice,
ch'ella non può cangiar.

(intanto comparisce il Conte nei suoi propri abiti fingendo mestizia, e il cavalier Giocondo, che di buona fede lo conforta)

CONTE
Lasciate un infelice,
vicino a naufragar.

GIOCONDO
Alla virtù non lice
gli oppressi abbandonar.

CLARICE, CONTE E GIOCONDO
(Del paragon la pietra
sono i contrari eventi:
nei giorni più ridenti
più dubbia è l'amistà.)

(entrano Macrobio, Pacuvio, la Baronessa Aspasia e Donna Fulvia, rivolgendosi a Clarice in aria di scherno)

MACROBIO E PACUVIO
Marchesina...

BARONESSA E FULVIA
Contessina...

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Mi consolo, e a voi mi prostro:
ora il Conte è tutto vostro.

CLARICE (con disinvoltura e brio)
Tanto meglio!

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO (come sopra)
Già si sa.

GIOCONDO (al Conte)
Li vedete? Li ascoltate?

CONTE (a Giocondo)
Ci vuol flemma.

CLARICE
Canzonate.

MACROBIO E PACUVIO
Che fortuna!

CLARICE
Io sono in ballo;
bene o mal si ballerà.

CONTE (avanzandosi con Giocondo e scoprendosi)
Cari amici, or che il destino
mi privò d'ogni sostanza,
qual voi date a me speranza
di soccorso e di favor?

MACROBIO
Un articolo sul foglio.

PACUVIO
Una flebile elegia.

BARONESSA E FULVIA (stringendosi nelle spalle)
Non saprei...

GIOCONDO (con franchezza e cordialità)
La casa mia.

CLARICE (con vivacità e dolcezza)
La mia man, l'entrata e il cor.

MACROBIO E PACUVIO (fra loro guardando il Conte, ed allontanandosi da lui)
Scappa, scappa...

BARONESSA E FULVIA (egualmente)
Oh com'è brutto!

GIOCONDO (al Conte)
Osservate.

MACROBIO E PACUVIO (come sopra)
È cosa seria.

CLARICE, CONTE E GIOCONDO
(Dove regna la miseria
tutto è noia e tutto è orror.)

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
(Meglio assai nella miseria
si distingue un seccator.)

(Fabrizio entra con un antico foglio in mano, saltando per l'allegrezza)

FABRIZIO E CORO
Viva, viva!

FABRIZIO
In un cantone
d'un armadio abbandonato,
fra la polve...

CONTE (interrompendolo con impazienza)
L'hai trovato?

FABRIZIO
L'ho trovato!

CONTE
Il controvaglia?

FABRIZIO E CORO
Legga, legga.

CONTE (abbracciando Fabrizio)
Uh! Benedetto!

CLARICE E GIOCONDO (con vera cordialità)
Oh, che gioia!

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO (attorniando il Conte con affettata compiacenza)
Oh, che diletto!

CLARICE E GIOCONDO (fra loro accennandosi gli altri quattro)
Come cambiano d'aspetto!

BARONESSA E FULVIA
Il mio cor l'avea predetto.

CONTE
In momenti sì felici...
(fingendo di svenire)
Ah! Ch'io manco... Ah! Dove sono?...

MACROBIO E PACUVIO (volendo sostenerlo)
Fra le braccia degli amici.

BARONESSA E FULVIA (avvicinandosi anch'esse)
Poverino!

CLARICE E GIOCONDO (respingendoli e sostenendo il Conte)
Eh, andate là.

TUTTI
Qual chi dorme e in sogno crede
di veder quel che non vede,
se uno strepito improvviso
tronca il sonno, egli è indeciso
nel contrasto delle vere
colle immagini primiere...
Fra la calma e la tempesta
corre, vola e poi s'arresta...
tal son io col mio cervello
fra l'incudine e il martello
sbalordito, sbigottito,
agitato, spaventato,
condannato a palpitar.
Dal passato e dal presente,
non so come, alternamente...

CLARICE, CONTE, GIOCONDO, FABRIZIO E CORO
Dalla gioia e dal timore
io mi sento a trasportar.

BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO
Dalla rabbia e dal rossore
io mi sento a lacerar.



Sonia Prina, François Lis, José Manuel Zapata, Jennifer Holloway, Laura Giordano,
Joan Martin-Royo, Christian Senn, Filippo Polinelli


Marie-Ange Todorovich, Marco Vinco, Raul Giménez, Laura Brioli, Patrizia Biccirè,
Pietro Spagnoli, Paolo Bordogna, Tomeu Bibiloni


Julia Hamari, Justino Diaz, Ugo Benelli, Antonella Pianezzola, Daniela Dessì,
Claudio Desderi, Alessandro Corbelli, Armando Ariostini