26 novembre 2014

4. Cavatina: "Se di certo io non sapessi"

Scritto da Christian

E finalmente, ecco al centro della scena il Conte Asdrubale, in un'aria che mette in luce un aspetto chiave del suo carattere: la mancanza di fiducia verso il genere femminile. Questo è il motivo per cui, "malgrado i sei lustri d'età quasi compiti" (30 anni!), non si è ancora sposato, causando stupore e chiacchiere fra la gente. Ma non si pensi che il Conte sia un musone: al contrario, è un uomo di spirito, sempre con la voglia di scherzare e di divertirsi, magari anche alle spalle dei suoi ospiti. Lo ha dimostrato nella scena precedente, quando ha "fatto l'eco" alle parole di Clarice, e lo dimostrerà in seguito, quando si travestirà da mercante turco (nel finale del primo atto) o allestirà un finto duello per prendersi gioco di Macrobio (nel secondo atto).

Essendo ricco e benestante, al Conte non mancano le corteggiatrici. Nel recitativo che segue, egli stesso spiega: "Molte mi dan la caccia, e sopra ogni altra quelle tre vedovelle" (ossia Clarice, Aspasia e Fulvia). Ma c'è da fidarsi del loro amore? E come scegliere? Le simpatie maggiori andrebbero alla Marchesa, come suggerisce l'incipit dell'aria: "Se di certo io non sapessi / che la donna è ingannatrice, / i lamenti di Clarice / mi farebbero pietà". Ma è solo un breve momento di debolezza ("Pieta? Spropositi! Dove mi va la testa?"). E proprio per saggiare il cuore delle tre donne, oltre che l'amicizia degli altri ospiti, Asrubale sta per organizzare – in combutta con il suo attendente Fabrizio – la colossale burla che giustificherà il titolo dell'opera.

Nell'immagine in alto, Filippo Galli, primo interprete del ruolo di Asdrubale.

Clicca qui per il testo del brano.

CONTE
Se di certo io non sapessi
che la donna è ingannatrice,
i lamenti di Clarice
mi farebbero pietà.
Pietà? Pietà?... Spropositi!
Dove mi va la testa?
Guai, se a pietà mi desta!
Son fritto, come va.
Ah! non sedurmi, amore;
è giusto il mio rigore:
ah! non fia ver che in femmina
io sogni fedeltà.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

CONTE
Di me stupisce ognun, perché, malgrado
i sei lustri d'età quasi compiti,
non entro nella classe de' mariti;
[tanto più che son ricco.
Tanto meno io direi: son le ricchezze
della stima e del genio
tiranne antiche. Allo splendor dell'oro
bello si crede, o d'allettar capace,
quel ch'è brutto in essenza o che non piace.]
Molte mi dan la caccia, e sopra ogni altra
quelle tre vedovelle: io mi diverto
della lor gelosia; ma qual poi d'esse
me solo apprezzi, e non la mia fortuna,
chi lo può indovinar? forse nessuna.




Marco Vinco


François Lis


Justino Diaz

Rémi-Charles Caufman