20 aprile 2014

Don Giovanni (37) - "O statua gentilissima"

Scritto da Christian

Ed eccoci alla scena del cimitero, snodo fondamentale della vicenda, che impone "una terrificante svolta al clima drammatico e musicale", allontanandolo ancora di più dagli stilemi dell'opera buffa che avevano caratterizzato, almeno in parte, molte sequenze precedenti. Avevamo perso di vista Don Giovanni, allontanatosi ancora vestito con i panni di Leporello, e lo ritroviamo ora, nel pieno della notte, in un luogo insolito: "un cimitero circondato da un muro", specifica il libretto, con "diversi monumenti equestri, fra cui quello del Commendatore". Il "chiaro di Luna" che illumina la scena conferisce all'ambientazione un'atmosfera spettrale, la più adatta per riportare in primo piano quel tema della morte con cui avevamo avuto a che fare nell'incipit dell'opera (con l'uccisione del Commendatore, appunto, per mano di Don Giovanni) e che avevamo un po' perso di vista negli sviluppi successivi o, al limite, ritrovato in chiave edulcorata e con i toni della farsa, per esempio nel corso delle peripezie e delle disavventure di Leporello.

È in questo luogo che Don Giovanni si rincontra con il suo servitore e i due possono finalmente riscambiarsi gli abiti. Il cavaliere racconta di aver avuto, nelle ore precedenti, diverse avventure "donnesche", e ne svela a Leporello "la più bella", ovvero l'incontro ravvicinato con una ragazza che lo ha scambiato per lui (evidentemente anche il servo ha le sue "amiche"!). Il tentativo di approfittare della situazione gli è andato male (è destino, a quanto pare, che nel corso di questa giornata gli approcci di Don Giovanni non vadano mai a buon fine) ma sembra comunque averlo appagato e divertito, visto che ride di gusto al ricordo dell'impresa. Con la sua risata, in un luogo "sacro" come il cimitero, Don Giovanni non si prende gioco soltanto della lealtà, della morale e delle leggi degli uomini, ma anche della legge divina. Ed è la voce della statua del Commendatore, proveniente dall'oltretomba, a redarguirlo, suscitando terrore in Leporello ma poco più che curiosità nel libertino. In effetti, è significativo il diverso atteggiamento di Don Giovanni e di Leporello di fronte all'ignoto e al soprannaturale: per tutta la scena, in contrasto con la paura del servo, Don Giovanni si mostra sprezzante ("O vecchio buffonissimo") e quasi indifferente persino di fronte a un accadimento fantastico e miracoloso come quello di una statua sepolcrale che si muove e parla.

Già, perché di fronte al monumento funebre del Commendatore che gli si rivolge con voce cavernosa ("Ribaldo, audace, lascia a' morti la pace") e lo minaccia di un'imminente punizione ("Di rider finirai pria dell'aurora") – due interventi di cui Mozart sottolinea la metafisicità accompagnandoli con tromboni e fagotti, a differenza del semplice basso continuo del recitativo secco – il nostro protagonista non sembra scomporsi più di tanto, come se scegliesse di non adeguarsi a questa nuova dimensione sovrannaturale che irrompe all'improvviso nell'opera; e addirittura, con un atteggiamento a metà fra il gioco e la sfida, ordina a Leporello di invitare a cena la statua. Cosa che il servo farà, fra timore dell'ignoto, insolita deferenza ("O statua gentilissima...") e comica puntualizzazione ("Badate ben, non io..."). Che la statua risponda, accettando l'invito, sconvolge il servo ma non il padrone, che si limita a giudicare "Bizzarra è inver la scena" e semplicemente ordina "A prepararla [la cena] andiamo". Poco dopo, quando lo ritroveremo a casa, sembra già aver dimenticato del tutto l'accaduto, tanto che la tavola non è apparecchiata per due ma per uno solo.

Una nota a margine sull'orario: "Ancor non sono le due della notte", afferma Don Giovanni nel recitativo. Eppure ordina a Leporello: "Digli che questa sera / lo attendo a cenar meco". Che l'invito sia per la sera stessa è evidente: la cronologia temporale sembra perdere significato dal momento in cui il fantastico è entrato in scena. Ne riparleremo più avanti, quando appunto giungeremo a questa "ultima cena".

Con la scena del cimitero [...] entra in azione l'elemento soprannaturale, sotto la forma del demoniaco luciferino: ed è del tutto ovvio che l'ambientazione cambi rispetto a quanto finora accaduto. È un cambiamento improvviso, inopinato, prima di tutto di timbri e di atmosfere: la lugubre voce sepolcrale scandisce le parole fatali "Di rider finirai pria dell'aurora" accompagnata da due oboi, due clarinetti, due fagotti e tre tromboni. È un po' come se una sequenza di immagini a colori vivaci si mutasse repentinamente in un livido bianco e nero. La rigida fissità della statua del Commendatore dà alla scena movenze spettrali, quasi bloccate in una misteriosa attesa: per la prima volta la vitalità di Don Giovanni sembra arrestarsi e tacere. Si percepisce in lui una dose di insofferenza, di sorpresa stupefatta mista a curiosità, quando affida a Leporello il compito di comunicare con il morto. L'invito a cena è una reazione quasi istintiva ("Parlate, se potete..."), un modo per uscire da una situazione non solo bizzarra ma anche grottesca.
(Sergio Sablich)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

DON GIOVANNI
(entra scavalcando il muro, ridendo)
Ah! ah! ah! ah! questa è buona!
Or lasciala cercar. Che bella notte!
È più chiara del giorno: sembra fatta
per gir a zonzo a caccia di ragazze.
È tardi? Oh, ancor non sono
le due della notte.
Avrei voglia un po' di saper come è finito
l'affar tra Leporello e Donn'Elvira:
s'egli ha avuto giudizio...

LEPORELLO
(di dentro, ad alta voce)
(Alfin vuole ch'io faccia un precipizio.)

DON GIOVANNI
È desso. Oh, Leporello!

LEPORELLO
(dal muro)
Chi mi chiama?

DON GIOVANNI
Non conosci il padron?

LEPORELLO
Così no 'l conoscessi!

DON GIOVANNI
Come? Birbo!

LEPORELLO
Ah, siete voi. Scusate.

DON GIOVANNI
Cosa è stato?

LEPORELLO
Per cagion vostra, io fui quasi accoppato.

DON GIOVANNI
Ebben, non era questo un onore, per te?

LEPORELLO
Signor, ve 'l dono.

DON GIOVANNI
Via, via, vien qua:
che belle cose ti deggio dir!

LEPORELLO
Ma cosa fate qui?

DON GIOVANNI
Vien dentro, e lo saprai.
(Leporello passa il muro e cambia mantello e cappello con Don Giovanni)
Diverse istorielle,
che accadute mi son da che partisti,
ti dirò un'altra volta;
or la più bella ti vo' solo narrar.

LEPORELLO
Donnesca, al certo.

DON GIOVANNI
C'è dubbio?
Una fanciulla bella, giovin, galante,
per la strada incontrai. Le vado appresso,
la prendo per la man: fuggir mi vuole.
Dico poche parole: ella mi piglia
sai per chi?

LEPORELLO
Non lo so.

DON GIOVANNI
Per Leporello.

LEPORELLO
Per me?

DON GIOVANNI
Per te.

LEPORELLO
Va bene.

DON GIOVANNI
Per la mano ella allora mi prende.

LEPORELLO
Ancora meglio.

DON GIOVANNI
M'accarezza, mi abbraccia:
«Caro il mio Leporello... Leporello mio caro...».
Allor m'accorsi ch'era qualche tua bella.

LEPORELLO
(Oh, maledetto!)

DON GIOVANNI
Dell'inganno approfitto. Non so come
mi riconosce: grida. Sento gente,
a fuggir mi metto, e, pronto pronto,
per quel muretto in questo loco io monto.

LEPORELLO
E mi dite la cosa
con tale indifferenza?

DON GIOVANNI
Perché no?

LEPORELLO
Ma se fosse
costei stata mia moglie?

DON GIOVANNI
Meglio ancora!
(ride)

COMMENDATORE
Di rider finirai pria dell'aurora.

DON GIOVANNI
Chi ha parlato?

LEPORELLO
Ah! qualche anima
sarà dell'altro mondo,
che vi conosce a fondo.

DON GIOVANNI
Taci, sciocco!
Chi va là? chi va là?
(mette mano alla spada)

COMMENDATORE
Ribaldo audace!
Lascia a' morti la pace.

LEPORELLO
Ve l'ho detto...

DON GIOVANNI
Sarà qualcun di fuori che si burla di noi...
Ehi! Del Commendatore non è questa la statua?
Leggi un poco quella iscrizion.

LEPORELLO
Scusate...
non ho imparato a leggere
a' raggi della luna...

DON GIOVANNI
Leggi, dico!

LEPORELLO
(legge)
«Dell'empio che mi trasse al passo estremo
qui attendo la vendetta»...
(a Don Giovanni)
Udiste?... Io tremo!

DON GIOVANNI
O vecchio buffonissimo!
Digli che questa sera
l'attendo a cena meco.

LEPORELLO
Che pazzia! Ma vi par... Oh, dèi! mirate
che terribili occhiate egli ci dà.
Par vivo! par che senta,
par che voglia parlar...

DON GIOVANNI
Orsù, va' là,
o qui t'ammazzo e poi ti seppellisco.

LEPORELLO
Piano, piano, signore: ora ubbidisco.

Clicca qui per il testo del brano.

LEPORELLO
(alla statua)
O statua gentilissima
del gran Commendatore...
(a Don Giovanni)
Padron, mi trema il core:
non posso terminar...

DON GIOVANNI
Finiscila, o nel petto
ti metto quest'acciar!

LEPORELLO
(Che impiccio! che capriccio!
Io sentomi gelar.)

DON GIOVANNI
(Che gusto! che spassetto!
Lo voglio far tremar.)

LEPORELLO
(alla statua)
O statua gentilissima
benché di marmo siate...
(a Don Giovanni)
Ah, padron mio, mirate
che séguita a guardar.

DON GIOVANNI
Mori, mori!

LEPORELLO
No, no, attendete.
(alla statua)
Signor, il padron mio...
badate ben, non io...
vorria con voi cenar...
(la statua china la testa)
Ah! ah! ah! che scena è questa!...
oh, ciel! chinò la testa!

DON GIOVANNI
Va' là, che se' un buffone...

LEPORELLO
Guardate ancor, padrone...

DON GIOVANNI
E che deggio guardare?

LEPORELLO
Colla marmorea testa
ei fa... così... così...
(imita la statua)

DON GIOVANNI
Colla marmorea testa
ei fa così... così...
(alla statua)
Parlate, se potete!
Verrete a cena?

COMMENDATORE
Sì.

LEPORELLO
Mover mi posso appena.
Mi manca, oh, dèi! la lena!
Per carità, partiamo,
andiamo via di qua.

DON GIOVANNI
Bizzarra è inver la scena!
Verrà il buon vecchio a cena.
A prepararla andiamo,
partiamo via di qua.



Cesare Siepi (Don Giovanni), Otto Edelmann (Leporello), dir: Wilhelm Furtwangler (1954)


Bryn Terfel (Leporello), Peter Mattei (Don Giovanni), dir: Daniel Barenboim (2011)


Ildebrando D'Arcangelo (Leporello), Carlos Álvarez (Don Giovanni), dir: Riccardo Muti (1999)


Ruggero Raimondi (Don Giovanni), José van Dam (Leporello), dir: Lorin Maazel (1979)