20 febbraio 2014

Don Giovanni (25) - “Eh via, buffone”

Scritto da Christian

Il secondo atto si apre con Leporello giustamente imbufalito con il suo padrone, a causa del tentativo di quest'ultimo di dare a lui la colpa dell'assalto a Zerlina durante il ballo (nonché per averlo minacciato con la spada!). In quello che era stato concepito inizialmente come un recitativo secco, ma poi trasformato da Mozart in un brillante e vivace duetto (dove i ripetuti "No no no no" e "Sì sì sì sì" di Leporello riecheggiano quelli dell'aria che apriva il primo atto, "Notte e giorno faticar", guarda caso i due momenti in cui più apertamente il servo dichiara la sua intenzione di affrancarsi dal padrone), Leporello minaccia seriamente di andarsene una volta per tutte, mentre Don Giovanni (che non sembra per nulla turbato da quanto è accaduto poco prima alla festa) cerca di trattenerlo, spiegandogli che si era trattato solo di uno scherzo ("Fu per burlar"). Bastano tuttavia quattro monete per far cambiare idea al servitore (il quale, proprio mentre le sta intascando, afferma ironicamente: "Non crediate di sedurre i miei pari / come le donne, a forza di danari"). Il bellissimo recitativo che segue, oltre ad essere assai divertente, contiene alcuni passaggi paradigmatici della natura di Don Giovanni, che afferma in maniera esplicita la propria filosofia verso le donne ("elle per me / son necessarie più del pan che mangio, / più dell'aria che spiro!"). Al servo che lo rimprovera della sua scorrettezza verso di loro, il libertino replica con candida onestà che il suo è "tutto amore": "Chi a una sola è fedele / verso l'altre è crudele".

Questa scena introduce a tutta una sequenza di eventi (lo scambio d'abiti fra Don Giovanni e Leporello) che non erano presenti nel "Don Giovanni Tenorio" di Bertati e Gazzaniga, da cui Lorenzo Da Ponte aveva preso ispirazione, e che il librettista fu obbligato ad inventare in seguito alla scelta di estendere per due atti una vicenda che nell'opera originale copriva un atto solo. Alcuni critici considerano pertanto tutta la prima parte del secondo atto (fino alla scena del cimitero esclusa) come un "riempitivo" che non porta avanti la storia e di cui si sarebbe potuto fare a meno. Ma in questo modo ci saremmo persi non solo alcune pagine musicalmente notevoli (come il terzetto "Ah taci, ingiusto core", la serenata "Deh vieni alla finestra" e il sestetto "Sola sola, in buio loco") ma anche l'occasione per caratterizzare meglio i vari personaggi, in particolar modo Don Giovanni (come abbiamo visto), Leporello e soprattutto Donna Elvira.

Non stupisce, anche se è stato stigmatizzato come una debolezza strutturale, che [dopo gli incroci del finale del primo atto] la prima parte del secondo atto sia concepita come un diversivo burlesco che allenta la tensione del dramma in attesa che esso raggiunga un nuovo culmine a partire dalla scena del cimitero: al contrario, un intreccio che avesse puntato risolutamente verso l'esito finale sarebbe stato un errore drammaturgico. Lo scatenato gioco di travestimenti, di inganni, di casi sorprendenti che vi si dipana appartiene in tutto e per tutto agli schemi tipici della commedia, ma serve anche ad allungare la serie dei capricci e delle intemperanze di Don Giovanni, motivando così la peripezia.
(Sergio Sablich)
Dovendo allungare il dramma da un atto a due, Da Ponte si inventò tutta la scena dello scambio degli abiti fra Leporello e Don Giovanni, con gli equivoci che ne derivano: dal corteggiamento di Donna Elvira alla bastonatura di Masetto, fino allo scoprimento di Leporello camuffato. Per molti commentatori tutta questa prima parte del secondo atto rivela una debolezza drammatica da parte del librettista, costretto a ricorrere «a vecchi trucchi dell’opera buffa» (Mila) e salvato soltanto dalla suprema musica di Mozart. In effetti la fluidità del primo atto subisce qui una battuta d’arresto, soprattutto a causa d’una presenza solo iniziale del protagonista. Eppure, queste scene ci sembrano nondimeno insostituibili e anzi essenziali a dar risalto proprio a Don Giovanni: quel vagare nel buio dei personaggi, quella caccia senza sosta, non fanno che accrescere la tensione per una nuova epifania dell’eroe, questa volta nel luogo più tenebroso, il cimitero, dove si consumerà la sfida del nostro Prometeo alla divinità. Infatti, come Prometeo, è proprio Don Giovanni che dona agli altri personaggi, simboli delle diverse forme dell’umano, il fuoco delle passioni, siano quelle dei sensi, dell’amore, della vendetta oppure dell’onore.
(Alberto Batisti)

Clicca qui per il testo del brano.

DON GIOVANNI
Eh, via, buffone,
non mi seccar!

LEPORELLO
No, no, padrone,
non vo' restar!

DON GIOVANNI
Sentimi, amico...

LEPORELLO
Vo' andar, vi dico.

DON GIOVANNI
Ma che ti ho fatto, che vuoi lasciarmi?

LEPORELLO
Oh, niente affatto: quasi ammazzarmi!

DON GIOVANNI
Va', che sei matto:
fu per burlar.

LEPORELLO
Ed io non burlo,
ma voglio andar.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

DON GIOVANNI
(richiama Leporello, che stava per partire)
Leporello!

LEPORELLO
Signore.

DON GIOVANNI
Vien qui, facciamo pace. Prendi...

LEPORELLO
Cosa?

DON GIOVANNI
(gli dà del danaro)
Quattro doppie.

LEPORELLO
Oh! sentite:
per questa volta la cerimonia accetto.
Ma non vi ci avvezzate:
non credete di sedurre i miei pari,
come le donne, a forza di danari.

DON GIOVANNI
Non parliam più di ciò!
Ti basta l'animo di far quel ch'io ti dico?

LEPORELLO
Purché lasciam le donne.

DON GIOVANNI
Lasciar le donne! Pazzo!
Lasciar le donne? Sai ch'elle per me
son necessarie più del pan che mangio,
più dell'aria che spiro!

LEPORELLO
E avete core
d'ingannarle poi tutte?

DON GIOVANNI
È tutto amore:
chi a una sola è fedele
verso l'altre è crudele.
Io, che in me sento
sì esteso sentimento,
vo' bene a tutte quante.
Le donne, poi che calcolar non sanno
il mio buon natural chiamano inganno.

LEPORELLO
Non ho veduto mai
naturale più vasto e più benigno.
Orsù, cosa vorreste?

DON GIOVANNI
Odi: vedesti tu la cameriera
di Donn'Elvira?

LEPORELLO
Io no.

DON GIOVANNI
Non hai veduto
qualche cosa di bello,
caro il mio Leporello!
Ora io con lei vo' tentar la mia sorte;
ed ho pensato, giacché siam verso sera,
per aguzzarle meglio l'appetito,
di presentarmi a lei col tuo vestito.

LEPORELLO
E perché non potreste
presentarvi col vostro?

DON GIOVANNI
Han poco credito
con gente di tal rango
gli abiti signorili.
(si cava il proprio abito)
Sbrigati, via!

LEPORELLO
Signor... Per più ragioni...

DON GIOVANNI
Finiscila! Non soffro opposizioni.
(si scambiano l'abito)




Ruggero Raimondi, José van Dam


Thomas Allen, Richard Van Allan


George London, Walter Berry


Gabriel Bacquier, Donald Gramm

Ingvar Wixell, Wladimiro Ganzarolli

2 commenti:

Marisa ha detto...

Perfettamente d'accordo sulla ricchezza e genialità che derivano dall'ampliamento dell'opera introducendo nel secondo tempo questi elementi. Non solo Mozart ha utilizzato i nuovi spunti per dar vita, come dici tu, a delle pagine musicali assolutamente sublimi ( adoro la serenata!), ma psicologicamente cresce l'affresco intorno a Don Giovanni dando sia più sfumature alle sue arti amatorie e alla spumeggiante inventiva e approfondisce il dramma di Donna Elvira, che non è ridotta a semplice macchietta di donna invasata che corre dietro all'infedele, ma possiamo entrare nel cuore di una donna consapevole della propria lacerazione e debolezza a cui la passione la condanna.


Christian ha detto...

Donna Elvira è forse il personaggio che viene più sviluppato nel secondo atto, rispetto al primo! E le aggiunte di Lorenzo Da Ponte donano all'opera ulteriori spunti e stratificazioni, di cui oggi è difficile fare a meno, tanto che nessuno penserebbe di allestire una versione "breve" che saltasse direttamente dal ballo alla scena del cimitero.