5 dicembre 2012

La Cenerentola (13) – Finale dell'atto I

Scritto da Christian



Cenerentola, mascherata e a bordo della carrozza di Alidoro, giunge finalmente al palazzo del principe: anche attraverso il velo la sua bellezza è tale che i cortigiani – su ordine del saggio filosofo – la fanno passare pur in assenza del sovrano (“Anticamera non v'è”) e ne lodano la beltà (“Ah! se velata ancor / dal seno il cor ci hai tolto, / se svelerai quel volto / che sarà?”).

Ramiro, Dandini e le due sorellastre, udendo il trambusto, chiedono ad Alidoro cosa stia accadendo. Il filosofo fa il finto tonto: spiega che è giunta una “dama incognita” ma che ignori chi sia. Tanto basta, però, per incuriosire tutti gli astanti (e per ingelosire Clorinda e Tisbe, che temono che si tratti di una rivale per la conquista del principe). Da notare, nel quintetto che ne segue, la comica differenza fra l'aulica reazione del nobile Ramiro (“Un ignoto arcano palpito / ora m'agita, perché?”) e quella ben più prosaica del servo Dandini, che si rallegra nel vedersi attorniato da così tante donne (“Diventato son di zucchero: / quante mosche intorno a me”).

Introdotta la misteriosa dama, Dandini le chiede di togliersi il velo: il suo volto, così bello e simile a quello di Angelina, crea un “momento di sorpresa, di riconoscimento, di incertezza” che si esplica nella felice melodia di “Parlar, pensar, vorrei” (intonata dapprima dai vari personaggi separatamente, e poi da tutti insieme). A questo punto ricompare Don Magnifico, reduce dal “tour” nelle cantine, e anche lui rimane stupefatto dalla somiglianza della nuova arrivata con la figliastra. Ma gli abiti sfarzosi ed eleganti, e la certezza che Angelina sia ancora a casa “fra la polvere”, convincono tanto il patrigno quanto le sorellastre che si tratti soltanto di una curiosa coincidenza. Per di più, Clorinda e Tisbe affermano che in fondo “non è una Venere / da farci spaventar”: la loro supponenza è così forte che sono davvero convinte di non avere rivali!

Dandini invita tutti a tavola (e tanto per ribadire la propria natura, spiega a sé stesso e agli spettatori che approfitterà del fatto di recitare il ruolo di principe per mangiare, una volta tanto, a crepapelle), preannunciando il futuro ballo. Il verso "Poi balleremo il taice" merita però una spiegazione:

Per tradizione, nelle rappresentazioni fino all’apparire dell’edizione critica firmata da Alberto Zedda, alla fine degli anni Settanta del Novecento, Dandini cantava “poi balleremo il valzer”. La battuta non ha mai posto problemi, perché il valzer è una danza che nasce nell’Ottocento appunto, ma, confrontando il libretto originale e la partitura, Zedda ha rilevato che la parola non è “valzer”, bensì “taice”. Si tratta di una danza simile al valzer, ma non ancora identificata con questi. Rossini utilizzerà il termine valzer soltanto nel 1823, dedicando un’omonima composizione a Francesca Barbaja, sorella del celebre impresario Domenico.
(Bruno Belli)
Il primo atto si conclude con una stretta in cui tutti i personaggi esprimono la sensazione di trovarsi in un sogno (per motivi diversi: avidità per Don Magnifico e le sorellastre, appetito per Dandini, amore per Ramiro e Cenerentola, desiderio di giustizia per Alidoro), con il timore che “un certo foco” stia covando sotto terra e che alla fine il proprio sogno svanisca (o meglio... vada in fumo). La melodia, con il tipico “crescendo” rossininano, riprende qui un tema già presentato nell'ouverture.

Clicca qui per il testo del brano.

CORO
(dietro le scene)
Venga, inoltri, avanzi il piè:
anticamera non v'è.

RAMIRO
Sapientissimo Alidoro,
questo strepito cos'è?

ALIDORO
Dama incognita qui vien,
sopra il volto un velo tien.

CLORINDA E TISBE
Una dama!

ALIDORO
Signor sì.

RAMIRO E DANDINI
Ma chi è?

ALIDORO
Nol palesò.

CLORINDA E TISBE
Sarà bella?

ALIDORO
Sì e no.

RAMIRO E DANDINI
Chi sarà?

ALIDORO
Ma non si sa.

CLORINDA
Non parlò?

ALIDORO
Signora no.

TISBE
E qui vien?

ALIDORO
Chi sa perché?

TUTTI
Chi sarà? Chi è? Perché?
Non si sa. Si vedrà.

CLORINDA E TISBE
(Gelosia già già mi lacera,
già il cervel più in me non è.)

ALIDORO
(Gelosia già già le rosica,
più il cervello in lor non è.)

RAMIRO
(Un ignoto arcano palpito
ora m'agita; perché?)

DANDINI
(Diventato son di zucchero!
Quante mosche intorno a me!)

(Cavalieri che precedono, e Schierani in doppia fila per ricevere Cenerentola, che in abito ricco ed elegante avanzasi velata.)

CORO
Ah! se velata ancor
dal seno il cor ci hai tolto,
se svelerai quel volto,
che sarà?

CENERENTOLA
Sprezzo quei don che versa
fortuna capricciosa;
m'offra, chi mi vuol sposa,
rispetto, amor, bontà.

RAMIRO
(Di quella voce il suono
ignoto al cor non scende;
perché la speme accende,
di me maggior mi fa.)

DANDINI
Begli occhi, che dal velo
vibrate un raggio acuto,
svelatevi un minuto
almen per civiltà.

CLORINDA E TISBE
(Vedremo il gran miracolo
di questa rarità.)

(Cenerentola svelasi. Momento di sorpresa, di riconoscimento, d'incertezza.)

TUTTI
Ah!

CENERENTOLA, RAMIRO
(Parlar ~ pensar ~ vorrei,
parlar ~ pensar ~ non so.
Quest'è un incanto, oh dèi!
Quel volto m'atterrò.)

CLORINDA, TISBE, DANDINI
(Parlar ~ pensar ~ vorrei,
parlar ~ pensar ~ non so.
Quest'è un inganno, oh dèi!
Quel volto m'atterrò.)

ALIDORO
(Parlar ~ pensar ~ vorrebbe,
parlar ~ pensar ~ non può.
Amar già la dovrebbe:
il colpo non sbagliò.)

DON MAGNIFICO
(accorrendo)
Signora altezza, è in tavola...
che... co... chi... sì, che bestia!
Quando si dice i simili!
Non sembra Cenerentola?

CLORINDA E TISBE
Pareva ancor a noi,
ma a riguardarla poi,
la nostra è goffa e attratta,
questa è un po' più ben fatta;
ma poi non è una Venere
da farci spaventar.

DON MAGNIFICO
Quella sta nella cenere;
ha stracci sol per abiti.

CENERENTOLA
(Il vecchio guarda e dubita.)

RAMIRO
(Mi guarda e par che palpiti.)

DANDINI
Ma non facciam le statue,
patisce l'individuo:
andiamo, andiamo a tavola,
poi balleremo il taice
e quindi la bellissima
con me s'ha da sposar.

TUTTI
(meno Dandini)
Andiamo, andiamo a tavola,
si voli a giubilar.

DANDINI
(Oggi che fo da principe
per quattro vo' mangiar.)

TUTTI
Mi par d'essere sognando
fra giardini e fra boschetti.
I ruscelli sussurrando,
gorgheggiando gli augelletti
in un mare di delizie
fanno l'animo nuotar.
Ma ho timor che sotto terra
piano piano, a poco a poco
si sviluppi un certo foco;
e improvviso a tutti ignoto
balzi fuori un terremoto,
che crollando ~ strepitando,
fracassando ~ sconquassando,
poi mi venga a risvegliar.
E ho paura che il mio sogno
vada in fumo a dileguar.




Frederica Von Stade (Cenerentola), Francisco Araiza (Ramiro), Claudio Desderi (Dandini),
Margherita Guglielmi (Clorinda), Laura Zannini (Tisbe), Paolo Montarsolo (Don Magnifico),
Paul Plishka (Alidoro) - dir: Claudio Abbado



Cecilia Bartoli (Cenerentola), William Matteuzzi (Ramiro), Alessandro Corbelli (Dandini),
Fernanda Costa (Clorinda), Gloria Banditelli (Tisbe), Enzo Dara (Don Magnifico),
Michele Pertusi (Alidoro) - dir: Riccardo Chailly



Jennifer Larmore (Cenerentola), Rockwell Blake (Ramiro), Alessandro Corbelli (Dandini),
Jeannette Fisher (Clorinda), Claire Larcher (Tisbe), Pietro Spagnoli (Don Magnifico),
Carlos Chausson (Alidoro) - dir: Maurizio Benini