11 ottobre 2012

La Cenerentola (5) - "Una volta c'era un re"

Scritto da Christian

(Riproduzione dell’autografo esistente presso l’Accademia Filarmonica di Bologna)


Il primo atto si apre nel palazzo di Don Magnifico, un tempo facoltoso ma ormai ridotto in rovina e in decadenza. Il barone ha infatti da tempo dilapidato il proprio patrimonio, compresa la dote della figliastra Cenerentola (la cui madre, da lui sposata dopo che era rimasta vedova, è morta dopo aver dato alla luce altre due figlie), che ora è tenuta in casa al rango di sguattera e di serva. Facciamo subito la conoscenza con le due egocentriche e vanitose sorellastre della protagonista, alle quali il librettista ha dato i nomi di Clorinda e Tisbe (riprendendo quelli dell'opera "Cendrillon" di Isouard). Anche se cantano spesso all'unisono, musicalmente le due non sono intercambiabili: Clorinda, la maggiore, è un soprano, mentre Tisbe è un mezzosoprano – e alla prima Rossini ha dedicato una maggior attenzione: in alcuni casi, come nel quartetto “Parlar, pensar, vorrei” del primo atto, o nel finale nel secondo atto (“Donna sciocca! Alma di fango”), è solo lei a parlare per entrambe le sorelle. Nel libretto originale era prevista anche un'aria per Clorinda, musicata da Luca Agolini, che tradizionalmente è omessa dalle edizioni critiche della partitura.

Vale qui la pena di sottolineare come la parte di Cenerentola sia stata scritta per un contralto di coloratura, un tipo di voce oggi molto meno frequentato che in passato, e non è dunque raro che il ruolo venga interpretato da un mezzosoprano (come nel caso di Cecilia Bartoli, si veda la clip sotto) o addirittura da un soprano. Ai tempi di Rossini, invece, era più frequente che l'eroina femminile avesse questo timbro di voce: anche la Rosina del “Barbiere di Siviglia”, per esempio, sarebbe teoricamente un contralto.

Il breve duetto iniziale mette subito in mostra un elemento essenziale del carattere delle due sorellastre: la vanità. Clorinda è impegnata nel provare uno “sciassé”, ovvero un passo di danza (chassez), mentre Tisbe è invece intenta ad acconciarsi. Ed entrambe non perdono occasione per magnificare la propria “arte” e la propria “beltà”, convinte che ogni uomo sia destinato a cadere (anzi, a “sdrucciolare”!) davanti a loro. L'utilizzo goffo e inusitato di parole ricercate, con risultati umoristici (vedi anche "trinciare"), rimarrà una costante in tutto il libretto per mettere in ridicolo alcuni personaggi (Don Magnifico, Clorinda e Tisbe quando si pavoneggiano, e Dandini nell'impacciato tentativo di scimmiottare la parlata altisonante di un vero principe).

Ben più solenne (il testo suggerisce “con tono flemmatico”), in contrasto, è l'introduzione di Cenerentola, che troviamo intenta a fare le pulizie presso il focolare (mentre le sorelle sono inizialmente nelle rispettive stanze). La ragazza intona una ballata dai toni fiabeschi (con accompagnamento in tempo di barcarola) che evidentemente è solita recitare a getto continuo, visto che le due sorellastre le impongono di finirla “con la solita canzone”. Di fatto la ballata, oltre a fornire il tipico incipit di ogni fiaba che si rispetti (“C'era una volta...”), sembra quasi un riassunto della stessa favola cui stiamo assistendo: racconta infatti di un sovrano, conteso da tre ragazze, che alla fine sceglie la più pura e innocente delle tre.

Anni più tardi, dopo essersi trasferito a Parigi, Rossini riutilizzerà la stessa melodia per musicare una canzone intitolata La légende de Marguerite, su testo di N. Cimbal, che racconta una storia simile a quella di Cenerentola, anche se "sintetizzata ed interiorizzata", in cui un angelo custode assume il ruolo della fata. Ve la propongo nella quarta delle clip qui sotto.



Cecilia Bartoli


Sonia Ganassi


Jennifer Larmore

Anna Bonitatibus (La légende de Marguerite)


Clicca qui per il testo di "Una volta c'era un re".

Una volta c'era un Re,
che a star solo s'annoiò:
cerca, cerca, ritrovò;
ma il volean sposare in tre.
Cosa fa?
Sprezza il fasto e la beltà.
E alla fin sceglie per sé
l'innocenza e la bontà.
La la là
Li li lì
La la là.


Clicca qui per il testo di "La légende de Marguerite".

Marguerite n'avait rien
Que douceur et bonté pour tout bien;
Pour gagner un peu de pain,
Elle filait soir et matin;
Et toujours, toujours joyeuse,
Laborieuse,
Elle filait,
Elle chantait:
"Marguerite,
Tourne vite,
Tourne sans fin
Ton fuseau de beau lin."
Tra la la la la la

Marguerite n'avait rien
Que douceur et bonté pour tout bien;
Or un jour elle eut grand faim,
Pas de travail et pas de pain.
Son bon ange, alors fidèle
Vint près d'elle
En souriant
Et lui disant:
"Marguerite,
Je t'invite,
Voici des fruits
Que j'ai cueillis,
Les plus beaux fruits
Du Paradis.


Come detto, le due sorelle ordinano ad Angelina (questo il vero nome del personaggio, talvolta scritto anche Angiolina, benché tutti i famigliari si rivolgano a lei con l'appellativo di “Cenerentola”, e Don Magnifico in un'occasione anche con l'ancora più insultante “Covacenere”) di cessare il canto. Ma lei – che, nonostante la condizione umile cui è obbligata, non ha perso la forza di volontà e un moto d'orgoglio che sottende il desiderio di rivincita – non cede e insiste a cantare: la discussione fra le tre donne viene però interrotta dall'arrivo di un misterioso personaggio. Si tratta di Alidoro, saggio filosofo di corte nonché tutore del giovane principe Ramiro, qui giunto nelle vesti di mendicante. È solo il primo di una serie di travestimenti (vedremo poi Ramiro stesso nel ruolo di scudiero, e il suo valletto Dandini – al contrario – in quelle di principe) che Alidoro ha escogitato per mettere alla prova l'indole e il carattere delle ragazze. Di fronte ai suoi cenciosi panni e alla sua richiesta di carità, infatti, Clorinda e Tisbe tentano indignate di scacciarlo, mentre Cenerentola gli offre generosamente parte della propria colazione (un pane e una tazza di caffé). E per questo rischia di essere picchiata (o almeno così minacciano di farlo) dalle due sorellastre. Tanto basta ad Alidoro per assicurarle che sarà ricompensata (“Forse il cielo il guiderdone / pria di notte vi darà”), anche senza conoscere ancora l'effetto della ragazza sul cuore del suo padrone.

La lunga scena introduttiva è completata dall'ingresso dei cortigiani del principe, che in coro ne preannunciano l'arrivo (“O figlie amabili di Don Magnifico / Ramiro il principe or or verrà”) e l'intenzione di invitare le ragazze al ballo che si terrà di sera nel suo palazzo, allo scopo di scegliere fra di esse la più bella per farne la propria sposa. Naturalmente l'invito è rivolto a tutte e tre le figlie del barone, ma – come abbiamo visto – Angelina è trattata come una serva e le è impedito anche di chiamare “sorelle” le altre due. In seguito, Don Magnifico dichiarerà addirittura che la terza figlia è “morta”. Non si tratta solo di un tentativo di impedirle di andare al ballo, come se temesse che proprio lei possa conquistare il principe a scapito delle altre due figlie (è evidente, infatti, che né il patrigno né le sorelle la considerano una rivale, non ritenendola alla propria altezza ed essendo incapaci di riconoscerne le qualità): semmai il barone non vuole che si scopra che la figliastra è ancora viva perché del suo patrimonio (quello che la madre, morendo, le aveva lasciato in dote) si è impadronito lui.

Alla notizia dell'imminente arrivo del principe, Clorinda e Tisbe non perdono tempo a impartire ordini a Cenerentola affinché le aiuti ad abbigliarsi: anche in questo caso ricorrono a "italianizzazioni" di parole francesi (“bonné” per bonnet, cappellino, e “collié” per collier, collana). Angelina, comandata dalle sorelle a destra e a manca, esprime il suo disappunto con versi (“Cenerentola vien qua / Cenerentola va' là / Cenerentola và su / Cenerentola vien giù”) che ricordano in maniera impressionante la cavatina di Figaro nel “Barbiere di Siviglia” (“Figaro qua / Figaro là / Figaro su / Figaro giù”), anche se il tono è ben differente: se il barbiere si vantava del fatto che i propri servizi erano richiesti da tutti, Angelina ovviamente se ne lamenta (“Questo è proprio uno strapazzo / mi volete far crepar?”). Alidoro, in disparte, si gode l'intera scena pregustando la futura rovina delle due sorelle: ha già inquadrato tutto ciò che accadrà!

Congedati i cortigiani con un mezzo scudo (ma dare una “mancia” ai seguaci del principe è, da parte di Clorinda, un gesto decisamente grossolano e infelice, oltre che indelicato in quanto esso avrebbe potuto essere donato a chi ne aveva ben più bisogno, ovvero il “povero” Alidoro, come in effetti avrebbe voluto fare Angelina), le sorellastre si apprestano a svegliare il proprio padre, contendendosi l'incarico di chi sarà la prima a portargli l'inattesa notizia.

Clicca qui per il testo della scena.

CLORINDA
No no no: non v'è, non v'è
chi trinciar sappia così
leggerissimo sciassé.

TISBE
Sì sì sì: va bene lì.
Meglio lì; no, meglio qui.
Risaltar di più mi fa.

CLORINDA E TISBE
A quest'arte, a tal beltà
sdrucciolare ognun dovrà.

CENERENTOLA
(con tono flemmatico)
Una volta c'era un Re,
che a star solo s'annoiò:
cerca, cerca, ritrovò;
ma il volean sposare in tre.
Cosa fa?
Sprezza il fasto e la beltà.
E alla fin sceglie per sé
l'innocenza e la bontà.
La la là
Li li lì
La la là.

CLORINDA E TISBE
Cenerentola, finiscila
con la solita canzone.

CENERENTOLA
Presso al fuoco in un cantone
via lasciatemi cantar.
Una volta c'era un Re
Una volta...

CLORINDA E TISBE
E due, e tre.
La finisci sì o no?
Se non taci ti darò...

CENERENTOLA
Una volta...

(S'ode bussare)

CLORINDA, TISBE E CENERENTOLA
Chi sarà?

ALIDORO
(Entra vestito da povero)
Un tantin di carità.

CLORINDA E TISBE
Accattoni! Via di qua.

CENERENTOLA
Zitto, zitto: su prendete
questo po' di colazione.
(Versa una tazza di caffè, e la dà con un pane ad Alidoro coprendolo dalle sorelle)

ALIDORO
Forse il Cielo il guiderdone
pria di notte vi darà.

CENERENTOLA
Ah, non reggo alla passione,
che crudel fatalità!

CLORINDA E TISBE
(pavoneggiandosi)
Risvegliar dolce passione
più di me nessuna sa.

(volgendosi ad osservare Alidoro)
Ma che vedo! Ancora lì!
Anche un pane? anche il caffè?
(scagliandosi contro Cenerentola)
Prendi, prendi, questo a te.

CENERENTOLA
Ah! Soccorso chi mi dà?

ALIDORO
Vi fermate, per pietà!

(Si picchia fortemente; Cenerentola corre ad aprire, ed entrano i cavalieri)

CORO
O figlie amabili - di Don Magnifico,
Ramiro il Principe - or or verrà.
Al suo palagio - vi condurrà.
Si canterà - si danzerà:
Poi la bellissima - fra l'altre femmine
sposa carissima - per lui sarà.

CLORINDA
Ma dunque il Principe?

CORO
Or or verrà.

CLORINDA E TISBE
E la bellissima?

CORO
Si sceglierà.

CLORINDA E TISBE
Cenerentola vien qua!
Le mie scarpe, il mio bonné.
Cenerentola vien qua!
Le mie penne, il mio collié.

CENERENTOLA
Cenerentola vien qua.
Cenerentola va' là.
Cenerentola va' su.
Cenerentola vien giù.
Questo è proprio uno strapazzo!
Mi volete far crepar?
Chi alla festa, chi al solazzo
ed io resto qui a soffiar.

CLORINDA E TISBE
Nel cervello ho una fucina;
son più bella e vo' trionfar.
A un sorriso, a un'occhiatina
Don Ramiro ha da cascar.

ALIDORO
Nel cervello una fucina
sta le pazze a martellar.
Ma già pronta è la ruina.
Voglio ridere a schiattar.

CORO
Già nel capo una fucina
sta le donne a martellar.
Il cimento si avvicina,
il gran punto di trionfar.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue.

CLORINDA (dando una moneta a Cenerentola, onde la dia ai seguaci del Principe)
Date lor mezzo scudo. Grazie.
Ai cenni del Principe noi siamo.
(osservando il povero e raggricciando il naso)
Ancor qui siete? Qual tanfo!
Andate, o ve ne pentirete.

CENERENTOLA
(accompagnando Alidoro)
Io poi quel mezzo scudo
a voi l'avrei donato.
Ma non ho mezzo soldo. Il core in mezzo
mi spaccherei per darlo a un infelice.

ALIDORO
Forse al novello dì sarai felice.
(parte)



NOTA AI TESTI: Il libretto usato nelle rappresentazioni moderne de “La Cenerentola” è quello delle cosiddette “edizioni critiche”, che varia in diversi punti rispetto alla prima edizione. Per questo motivo, singoli versi o interi brani possono differire fra le diverse versioni. In certi casi ho indicato fra parentesi quadre alcune varianti.



Frederica Von Stade (Cenerentola), Margherita Guglielmi (Clorinda), Laura Zannini (Tisbe), Paul Plishka (Alidoro), direttore: Claudio Abbado



Elina Garanča (Cenerentola), Rachelle Durkin (Clorinda), Patricia Risley (Tisbe), John Relyea (Alidoro), direttore: Maurizio Benini



Malena Ernman (Cenerentola), Karin Ingebäck (Clorinda), Katarina Leoson (Tisbe), Lennart Forsén (Alidoro), direttore: Walter Attanasi