11 gennaio 2012

5. Aria: "È vero che in casa io son la padrona"

Scritto da Daniele Ciccolo

Cari amici del blog,
è tempo di continuare il nostro viaggio esplorativo alla scoperta del capolavoro cimarosiano.
Nell'augurarVi il meglio per l'anno che è appena cominciato, spero che troviate di vostro gradimento il prosieguo dell'esposizione.


Ci siamo lasciati con lo screzio tra Elisetta e Carolina, a seguito del quale quest'ultima ha abbandonato la scena.
In questo post conosceremo più da vicino Fidalma, il cui ruolo viene qui ad essere delineato con maggiore chiarezza.
Ricorderete di certo come ho cercato di dimostrare in precedenza che Fidalma è più propensa ad appoggiare Elisetta che Carolina. Ecco, nel recitativo che precede il brano di questa nuova scena Fidalma si sbottona un po'. Il testo del recitativo, infatti, la vede rivolgersi alla nipote con la frase "chetatevi e scusatela", sottointendendo che, nella scena precedente, il comportamento di Carolina si era dimostrato maggiormente provocatorio rispetto al suo: ciò implica la volontà, da parte della zia, di far primeggiare nei suoi pensieri la persona di Elisetta. Ma è appena una informazione in più: come ho già detto in precedenza, infatti, sarà nel secondo atto che i rapporti tra zia e nipoti saranno resi evidenti al pubblico.

Detto questo, vorrei fare un passo indietro e chiedermi: chi è Fidalma?

Le fonti precedenti che si occupano della stessa storia non ne fanno menzione. È chiaro, quindi, che l'inserimento di Fidalma è stata una idea del tutto originale del Bertati.
Ma se fosse solo un personaggio "di facciata", se non avesse cioè un ruolo concreto nella nostra storia allora sarebbe solamente un personaggio senza carattere e senz'anima, la cui funzione sarebbe quella di mera figurante.
Ecco, allora, l'idea del librettista. Egli la dipinge come una "vedova ricca per testamento del primo marito", che ha usato parte della sua eredità per aiutare il fratello Geronimo nella sua attività imprenditoriale di mercante. Quest'ultima informazione, che avrà una certa implicazione per la storia, non è svelata nel recitativo di cui sto parlando, bensì nel secondo atto: verrà utilizzata solo all'occorrenza, come vedremo più avanti.

"Cosa può fare una vedova per inserirsi nella storia?" - Possiamo immaginare che il librettista si sia fatto questa domanda.

Risposta: se la donna riesce a convincere se stessa di potersi ancora sposare e se la persona cui mette gli occhi addosso è proprio Paolino (che, lo vorrei ricordare, è già segretamente unito in matrimonio con Carolina) allora si riesce a:
- dare un ruolo concreto a Fidalma; darle, insomma, una personalità propria, altrimenti rischierebbe di risultare sbiadita e "schiacciata" nel confronto con gli altri personaggi;
- contribuire alla crescita di tensione nella storia, il che è di aiuto perché il lieto fine sia maggiormente apprezzato.

È in questo contesto che dobbiamo inquadrare le parole di Fidalma.

Tornando al testo del recitativo, essa ha confidato ad Elisetta il suo proposito di volersi sposare, proprio come la giovane nipote farà di lì a poco. Elisetta cerca ovviamente di carpire delle informazioni su chi possa essere la persona che ha acceso la passione della zia; ma lei non lo dice alla nipote, perché con chi vuole lei "non si è ancora spiegata". Ma è in un "a parte" (che è l'equivalente operistico di un pensiero personale) che il pubblico viene a conoscenza del fatto che si tratta di Paolino.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

FIDALMA
Chetatevi, e scusatela. Tra poco
voi già andate a marito, ella qui resta:
così non vi sarà mai più molesta.
Io mi consolo intanto
del vostro matrimonio, e voi tra poco ...
Ma zitto, a voi il confido. Ah, non lo dite,
per carità ....

ELISETTA
Fidatevi,
che segreta son io.

FIDALMA
Ve ne consolerete ancor del mio.

ELISETTA
Del vostro?

FIDALMA
Padrona di me stessa,
ricca pel testamento
del mio primo marito,
e in età giovanil, non crederei
che mi diceste stolta
se voglio maritarmi un'altra volta.

ELISETTA
No, cara la mia zia,
anzi fate benissimo e vi lodo.
Ma un dispiacer ben grande
ne sentirà mio padre
che vi dobbiate allontanar da lui,
ei che v'apprezza al par degli occhi sui.

FIDALMA
Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi
che non m'allontanassi.

ELISETTA
Posso saper chi sia?

FIDALMA
No, è troppo presto.
Ancor con chi vogl'io
non mi sono spiegata.

ELISETTA
Ditemi questo almeno: è giovanotto?

FIDALMA
Giovane affatto, affatto.

ELISETTA
È bello?

FIDALMA
Di Cupido egli è un ritratto.

ELISETTA
È nobile?

FIDALMA
Non voglio
spiegarmi d'avvantaggio.

ELISETTA
È ricco? ... rispondete.

FIDALMA
Troppo curiosa, o cara mia, voi siete.
(Se mi stuzzica ancora un pocolino,
vado or or a scoprir ch'è Paolino.)


È a questo punto che si innesta l'aria di Fidalma.
La donna ci rende partecipi del fatto che la sua vita da vedova in casa del fratello ed in compagnia delle nipoti è una vita tranquilla, anzi, soddisfacente: è amata dai parenti, rispettata dai servi. La sua condizione di libertà le permette una vita le cui regole sono solo quelle che lei stessa decide di rispettare, tanto da decidere autonomamente e senza costrizioni quando mangiare o quando andare a dormire, per esempio.
Ma pur all'interno di questo quadretto di serenità essa percepisce che le manca qualcosa; un affetto particolare, un amore, di quelli che meritano di essere coronati col matrimonio. Ed ecco che il messaggio di quest'aria si presenta in modo chiaro al pubblico, cioè che "con un marito / via meglio si sta". Da un punto di vista strutturale, il testo del libretto (e la musica di conseguenza) è organizzato in modo davvero peculiare. Infatti, potremmo definire questa come "un'aria moralistica", cioè che tende a trasmettere il messaggio che è da preferire la compagnia alla solitudine, anche quando un'unione sia causa di incomprensioni ("un qualche fastidio / è ver che si prova: / non sempre la donna / contenta si trova").
Come fare per "inculcare" il messaggio nella mente dello spettatore? Semplice, basta ripeterlo più volte, come fosse il ritornello di una canzone. Infatti, l'espressione "con un marito / via meglio si sta" ritorna diverse volte nel corso dello svolgimento dell'aria.
E non si tratta di un esempio isolato nella storia dell'opera. Mi viene in mente, a questo proposito, l'aria mozartiana "Donne mie, la fate a tanti", dell'opera "Così fan tutte", in cui il messaggio di stampo moralistico si rinviene proprio nell'espressione contenuta nel titolo (che viene ripetuta diverse volte nel testo dell'aria) che in questo caso indica la natura incostante ed infedele delle donne. Se ascolterete questo brano (e nella sezione dei dettagli video c'è anche il testo!) ve ne renderete conto.

Come potrete ben immaginare, l'aria si conclude con un'ultima e trionfale ripetizione della morale che vorrebbe trasmettere.

Clicca qui per il testo del brano.

FIDALMA
È vero che in casa
io son la padrona,
che m'ama il fratello,
che ognuno m'onora.
È vero ch'io godo
la mia libertà.
Ma con un marito,
via, meglio si sta.
Sto fuori di casa?
Nessun mi dà pena;
all'ora che voglio
vo a pranzo, vo a cena.
A letto men vado
se n'ho volontà.
Ma con un marito,
via, meglio si sta.
Un qualche fastidio
è ver che si prova;
non sempre la donna
contenta si trova.
Bisogna soffrire
qualcosa, si sa.
Ma con un marito,
via, meglio si sta.
Mia cara ragazza
che andate a provarlo,
fra poco saprete
se il vero vi parlo.
E poi mi direte,
son certa di già,
che con un marito,
via, meglio si sta.

A completamento di queste riflessioni seguono, com'è di consueto, alcune versioni del brano.


Carmen Gonzales



Marta Szirmay

Julia Hamari