3 novembre 2010

Turandot (6) - Il Principe Ignoto

Scritto da Marisa

Subito dopo la comparsa della coppia Timur-Liù e la caduta del vecchio, entra in scena un giovane che riconosce nel debole viandante il proprio padre, il re dei Tartari, sconfitto e fuggiasco. Veniamo dunque a sapere che si tratta di un principe, che deve nascondersi perché chi ha sconfitto il padre lo vuole morto. È quindi un principe in incognito (che si tratti dell'erede del re dei Tartari è molto importante, e cerchiamo di tenerlo in mente!): e proprio l'essere sconosciuto giocherà un ruolo importante nella vicenda.
Immediatamente dopo la gioia e la commozione del reciproco ritrovamento e la presentazione della fedele Liù ("Sia benedetta!"), prende il sopravvento la folla che attende la morte annunciata del giovane principe di Persia, che ha fallito la prova. Naturalmente Calaf (cominciamo a chiamarlo così, perché questo è il suo nome all'anagrafe...), generoso e impulsivo com'è, si indigna e maledice la crudele principessa; ma al suo solo apparire, la situazione si capovolge. La fascinazione che produce Turandot è immediata e irresistibile per il giovane principe, ed egli passa dalla maledizione alla meraviglia incantata ("O divina bellezza, o meraviglia!"). E nessun argomento, che sia dettato dal buon senso comune (i tre ministri Ping, Pang e Pong), dal richiamo dell'amor paterno appena ritrovato (Timur) o dall'amorevole e appassionata dedizione di Liù, può distoglierlo dalla decisione di tentare la prova che ha già distrutto tante giovani vite, ma che lui sente ormai come suo "destino" irrevocabile.

Ma chi è veramente Calaf? Se Turandot è collegata alla luna nel suo aspetto tenebroso e distruttivo (almeno all'inizio), Calaf ne è la controparte maschile solare e positiva, tanto che la sua vittoria coinciderà con l'alba, il sorgere del sole, sottolineando l'identificazione sole = maschile. Già dalle prime battute lo vediamo appassionato e caloroso, almeno tanto quanto Turandot è gelida e distaccata; e proprio sugli opposti "fuoco" e "gelo" si giocherà tutta la vicenda.
La principessa di gelo dovrà essere contagiata e sciolta dall'ardore e dal fuoco dell'eros, impersonato da Calaf, impresa che non è riuscita ai numerosi giovani principi che si sono cimentati nella prova. Essi sono però gli unici (è importante riconoscerlo) che incoraggiano Calaf a non desistere ("Non indugiare! Se chiami, appare quella che estinti ci fa sognare"), quasi come se volessero affidare a lui il proseguimento del loro sogno e attraverso la sua vittoria dare un senso alla loro impresa, altrimenti fallita per sempre.

Fa parte della psicologia dell'eroe liberare la "principessa", spesso prigioniera di un drago o mostro, attraverso una serie di prove pericolose. E la sua natura "solare" consiste proprio nella vittoria sul drago, così come il sole vince le tenebre della notte e la coscienza si afferma sul primitivo dominio dell'inconscio (il tema dell'eroe come principio di coscienza che emerge e si differenzia lottando con il drago dell'inconscio e sciogliendosi dall'abbraccio regressivo del materno divorante è svolto magistralmente da Erich Neumann nel libro "Storia delle origini della coscienza", ed. Astrolabio).
Ma va subito detto che Calaf è un eroe diverso dal prototipo che conosciamo dai miti, da eroi come Teseo, Eracle, Perseo o Sigfrido, per intenderci, e anche come San Giorgio che ne è l'erede cristiano, i quali ottengono la vittoria "uccidendo il drago", annientando cioè l'avversario.
Vedremo infatti come non solo Calaf non utilizzerà la sua innegabile vittoria, ma anzi lui stesso riesporrà a rischio la propria vita, e questo è un fatto assolutamente nuovo nella psicologia dell'eroe.







Clicca qui per il testo di "O divina bellezza!".

CALAF
O divina bellezza! O meraviglia! O sogno!

I SACERDOTI
O gran Koung-tzè! Che lo spirito del morente giunga fino a te!

TIMUR
Figlio, che fai?

CALAF
Non senti? Il suo profumo è nell'aria! È nell'anima!

TIMUR
Ti perdi!

CALAF
O divina bellezza, meraviglia! Io soffro, padre, soffro!

TIMUR
No, no! Stringiti a me. Liù, parlagli tu! Qui salvezza non c'è!
Prendi nella tua mano la sua mano!

LIÙ
Signore, andiam lontano!

TIMUR
La vita c'è laggiù!

CALAF
Quest'è la vita, padre!

TIMUR
La vita c'è laggiù!

CALAF
Io soffro, padre, soffro!

TIMUR
Qui salvezza non c'è!

CALAF
La vita, padre, è qui! Turandot! Turandot! Turandot!

LA VOCE DEL PRINCIPE DI PERSIA
Turandot!

LA FOLLA
Ah!

TIMUR
Vuoi morire così?

CALAF
Vincere, padre, nella sua bellezza!

TIMUR
Vuoi finire così?

CALAF
Vincere gloriosamente nella sua bellezza!



Sergej Larin (Calaf)
dir: Zubin Mehta


Clicca qui per il testo di "Non piangere, Liù!".

CALAF
Non piangere, Liù! Se in un lontano giorno io t'ho sorriso,
per quel sorriso, dolce mia fanciulla, m'ascolta:
il tuo signore sarà domani, forse solo al mondo…
Non lo lasciare, portalo via con te!

LIÙ
Noi morrem sulla strada dell'esilio!

TIMUR
Noi morrem!

CALAF
Dell'esilio addolcisci a lui le strade! Questo, o mia povera Liù,
al tuo piccolo cuore che non cade, chiede colui che non sorride più!

TIMUR
Ah, per l'ultima volta!

LIÙ
Vinci il fascino orribile!

PING, PONG, PANG
La vita è così bella!

TIMUR
Abbi di me pietà!

LIÙ
Abbi di Liù pietà!

TIMUR
Abbi di me, di me pietà, pietà!

PING, PONG, PANG
Non perderti così!

CALAF
Son io che domando pietà!

LIÙ
Signore, pietà!

TIMUR
Non posso staccarmi da te!

CALAF
Nessuno più ascolto! Nessuno più ascolto!

LIÙ
Pietà di lui!

PING, PONG, PANG
Afferralo, portalo via! Portalo via! Su! Porta via quel pazzo!

CALAF
Io vedo il suo fulgido volto! La vedo! Mi chiama! Essa è là!
Il tuo perdono chiede colui che non sorride più!

TIMUR
Non voglio staccarmi da te! Pietà! Pietà!
Mi getto ai tuoi piedi gemente. Abbi pietà! Non voler la mia morte!

PING, PONG, PANG
Su, portalo via quel pazzo! Trattieni quel pazzo furente! Folle tu sei! La vita è bella!

LIÙ
Pietà! Signore, pietà, pietà!

PING, PONG, PANG
Su, un ultimo sforzo, portiamolo via! Portiamolo via, portiamolo via!

CALAF
Lasciatemi! Ho troppo sofferto! La gloria m'aspetta laggiù.
Forza umana non c'è che mi trattenga. Io seguo la mia sorte.
Son tutto una febbre, son tutto un delirio! Ogni senso è un martirio feroce.
Ogni fibra dell'anima ha una voce che grida.

TIMUR
Tu passi su un povero core che sanguina invano per te!
Nessuno ha mai vinto, nessuno. Su tutti la spiada piombò.
Mi getto ai tuoi piedi: non voler la mia morte!

PING, PONG, PANG
Il volto che vedi è illusione, la luce che splende è funesta.
Tu giochi la tua perdizione, tu giochi la testa. La morte, c'è l'ombra del boia laggiù.
Tu corri alla rovina! La vita non giocar!

LIÙ
Pietà! Pietà di noi! Se questo suo strazio non basta,
signore, noi siamo perduti con te! Ah, fuggiamo, signore, ah! Fuggiamo!

LA FOLLA
La fossa già scaviam per te che vuoi sfidar l'amor.
Nel buio c'è segnato, ahimè, il tuo crudel destin!

CALAF
Turandot!

LIÙ, TIMUR, PING, PONG, PANG
La morte!

CALAF
Turandot!

PING, PONG, PANG
E lasciamolo andar! Inutile è gridar in sanscritto, in cinese, in lingua mongola!
Quando rangola il gong la morte gongola. Ah, ah, ah, ah!



José Carreras


Placido Domingo


Luciano Pavarotti


Franco Corelli

2 commenti:

giacy.nta ha detto...

Mi incuriosisce l'unicità di Calaf...


Marisa ha detto...

Sì, Giacinta. Calaf è proprio un eroe "speciale". Non è impulsivo anche se è appassionato e coraggioso, sa aspettare e risolvere difficili enigmi (non conta quindi sulla forza fisica, ma sull'intelligenza e la riflessione), non prende subito il premio conquistato, ma si risottomette alla prova... Vedrai come siano queste "nuove virtù" a garantirgli il vero successo.
Speriamo che il genere maschile evolva in quella direzione :-))